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Gigi D’Alessio, al di là di Gigi D’Alessio, resta Gigi D’Alessio

Venerdì sera Matrix dedica un’intera puntata al cantante napoletano. La tv, obbligata a riconoscerne il successo, lo presenta sempre come un fenomeno nuovo, da capire: una tattica commerciale perfetta.
A cura di Andrea Parrella
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All'improvviso, a mezzanotte passata, un fascio di luce irradia Canale5: Gigi D'Alessio presenta a Matrix il suo ultimo LP. Nell'anteprima sta al piano, ha una giacca con bottoni di manica multicolor (la teneva nello stesso armadio del completo da Village people di Sanremo). Canta in modalità juke box, a richiesta, senza filtro. Alessio Vinci sta in piedi, vicino al pianoforte. porta il tempo guardandolo con occhi pieni d'amore. Ci manca che si stenda sul piano, posando la testa su una mano coperta da guanto di seta. E' tutto un elogio: messaggi di amici a congratularsi con lui per l'umanità e per l'affetto che dimostra nei rapporti. Più di tutto sorprende un'anomala tendenza in cui tutti cadono, quella di dire che "al di là di tutto" Gigi resta un grande musicista.

E' probabile che quel virgolettato sia il trucco di un caso tanto anomalo come D'Alessio. Vinci lo ha annunciato come un personaggio nazional-popolare che forse non tutti conoscono, ha tessuto le fila della sua vita ricostruendola, andando nei luoghi di Napoli dove è cresciuto e si è sviluppato il fenomeno, facendolo come se nessuno avesse già sentito, almeno una volta, la storia di lui che ha cominciato con i matrimoni. A volte anche quindici al giorno. In pratica lo si è dipinto come un perfetto sconosciuto, o meglio uno che stia muovendo i primi passi, di cui si sente parlare, ma non se ne sa ancora abbastanza. E allora è giusto sfatare la curiosità.

Gigi D'Alessio, nella realtà dei fatti, pare goda di un potere sconfinato nel panorama musicale italiano. Eppure la sua tattica comunicativa (gli va dato atto che sia una gran furbata) è quella di dare l'impressione che non sia mai arrivato totalmente, che in ogni sfida che affronta parta con un handicap, in sordina, così da poter dire, alla fine, che Al di là di tutto lui resta una persona semplice, sanguigna e sincera. Somiglia alla storia del ragazzo della porta accanto, ma è leggermente più elaborata. Più di tutto gli interessa che il seguito di cui gode stia sempre lì, a ribollire, che non si freddi mai e non si stufi, come accade ad alcune meteore spremute da qualche mese di successo. Lui ha già saltato il cancello ma non vuole essere sdoganato.

Dall'altra parte ci sono gli addetti ai lavori, i suoi colleghi musicisti e la televisione, che non possono voltare la faccia di fronte ad una popolarità di quelle proporzioni. E allora accade che tutti, non solo Alessio Vinci, siano costretti ad accogliere e persino elogiare questo emblema volontario del trash italiano, giustificandolo come un fenomeno inspiegabile da raccontare, che per essere capito va studiato e che comunque, Al di là di tutto, resta un grande musicista. E questa giustificazione bonifica, allo stesso tempo, l'animo turbato dello spettatore attratto da D'Alessio perché, sottoposto a questo lento lavaggio del cervello, finirà per credere pure lui che i suoi gusti non siano così decadenti.

C'era tutta l'impressione che D'Alessio e Vinci non si fossero mai conosciuti prima della puntata di Matrix. Il risultato è stato un trionfo di adulazioni. Sapevano entrambi, molto bene, di contribuire a qualcosa più grande di loro.

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