GFVip, Manuel Bortuzzo spiega come potrebbe tornare a camminare in futuro
Dopo il tragico episodio del 2019, Manuel Bortuzzo si è tatuato sul collo la scritta "12 mm". Quei 12 millimetri gli hanno salvato la vita e se il proiettile non li avesse rispettati Manuel non sarebbe qui. Il giovane nuotatore ha perso l'uso delle gambe ma non ha mai smesso di combattere, grato di come siano andate le cose e convinto che un giorno potrà almeno in parte ritornare a camminare con le sue gambe. In un momento di confidenze con l'amico Davide Silvestri, al GFVip Manuel racconta il percorso che dovrà intraprendere, le operazioni da affrontare e le possibilità che, effettivamente, possa lasciare per sempre la sedia a rotelle.
Le speranze di Manuel di guarire
"Qualcosa di può riprendere, anche se non è facile essendo il midollo una cosa molto complessa", ha spiegato Manuel a Davide Silvestri. "Tu devi immaginarti una roba con miliardi di filamenti e connessioni, io molti li ho tranciati, ma alcuni sono ancora collegati. Molti sono ancora integri quindi. Le cure per tutti i collegamenti sono quasi impossibili da pensare", ha aggiunto, "però nonostante ci si questo problema, il corpo umano è portato al recupero, non a morire". Sarebbero possibile dunque i collegamenti necessari a dare il giusto grado di flessione al ginocchio per reggere il peso delle gambe. Insomma, non l'uso degli arti sarebbe in parte recuperabile e i medici hanno lasciato spazio alle speranze: "Sono stati chiari su cosa potrò recuperare. Se fosse ‘no, è impossibile’, me l’avrebbero detto".
Il percorso di riabilitazione dopo la sparatoria
In quella tragica notte di febbraio 2019, Manuel è stato trasportato d'urgenza verso l'ospedale San Camillo di Roma. Nei mesi a venire sarebbe stato ricoverato presso il Centro Spinale della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, dove ha seguito un percorso di neuro riabilitazione. In quel periodo il direttore del Centro il professor Marco Molinari aveva parlato pubblicamente di una tecnica innovativa messa a punto dal professore svizzero Gregoire Courtine, che dopo la sperimentazione avrebbe potuto permettere a pazienti come Manuel di tornare a camminare. Terminato il percorso al Santa Lucia, il nuotatore ha continuato ad essere seguito da un fisioterapista a livello domiciliare.