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Gerry Scotti: “Voglio rinunciare al vitalizio, l’ho chiesto a Renzi ma è sparito”

Da anni il conduttore chiede di rinunciare ai 1400 euro mensili percepiti grazie ai 5 anni in Parlamento nelle file del PSI. La denuncia arriva ai microfoni di Un giorno da pecora: “Il problema è che nessuno la pensa come me”.
A cura di Valeria Morini
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Tra i più importanti (e retribuiti) pilastri della televisione italiana, Gerry Scotti non ha certo bisogno del vitalizio per i lontani anni in cui fu deputato per il PSI. Il conduttore sta infatti cercando da tempo di rinunciarvi, ma inutilmente. Lo ha raccontato lui stesso in un'intervista radiofonica a Un giorno da pecora:

Renzi? Con lui abbiamo ‘in sospeso' una vecchia storia, quella della pensione… Ha detto che ci pensava lui. Lui disse ‘Ci penso io, stai sereno!' Poi è sparito, adesso non so più a chi telefonare. Però mi ha detto che prima o poi si attuerà un provvedimento per cui chi vuole rinunciarci dovrà solo firmare la rinuncia, punto e basta. Tutti mi hanno detto: "Che te frega, tienitelo". Vorrei che mi si dia la possibilità di rinunciare, il problema è che tutti gli altri non sono d'accordo, e ce ne sono di miliardari in pensione.

Effettvamente, già nel 2014 Matteo Renzi spiegò la questione del vitalizio di Gerry Scotti a Porta a Porta. "Troveremo il modo di accontentarlo, ma è il segnale di una persona che si rende conto che anche il piccolo contributo personale è giusto", dichiarò l'allora Presidente del Consiglio. Peccato che da quel momento siano passati  tre anni e non sia successo nulla. Il conduttore continua a percepire 1.400 euro al mese, che pure già in passato dichiarò di voler dare in beneficenza. "Preferirei non riceverli, vorrei che andassero direttamente a un ente benefico da me richiesto", ha concluso il presentatore ai microfoni di Radio 1.

Gerry Scotti in Parlamento

Scotti si candidò alle elezioni politiche del 1987 nel collegio di Milano alla Camera dei deputati, nelle file del Partito Socialista Italiano allora guidato da Bettino Craxi. Il conduttore venne eletto deputato con 9.286 preferenze assieme a Sandra Milo e ad altri personaggi del mondo dello spettacolo. Fu allora che Rino Formica accusò Craxi di aver infarcito l'Assemblea Nazionale del PSI di "nani e ballerine". Il suo mandato terminò il 22 aprile 1992.

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