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Gaia Tortora e lo svenimento durante il Tg: “Mi sono accasciata al suolo”

La giornalista e vicedirettrice del Tg La7 si racconta in un’intervista a Il Giornale, svelando come negli anni scorsi il trauma sopito per la vicenda di suo padre sia sfociato in una serie di attacchi di panico, anche sul lavoro.
A cura di Andrea Parrella
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Gaia Tortora si racconta e in un'intervista rilasciata a Il Giornale la vicedirettrice del Tg La7 svela di quando, anni fa, si è ritrovata a combattere con una serie di attacchi di panico, effetto del trauma subito a 13 anni, quando il padre Enzo Tortora si trovò al centro di una delle vicende giudiziarie più assurde della nostra storia, finendo in carcere incolpevolmente. La giornalista racconta come, inizialmente, fece di tutto per non farsi travolgere dalle ripercussioni di quegli eventi, concentrandosi sullo studio e sul lavoro. Ma prima o poi i fantasmi vengono a galla e così accadde per lei. Ha spiegato:

Quando ho capito che soffrivo di attacchi di panico, sono andata in terapia e ho affrontato tutte le cose che tenevo chiuse dentro di me come in un buco nero. In fondo a quel tunnel c'ero io da piccola con tanto di quel dolore che nemmeno immaginavo.

Gli effetti arrivarono anche sul lavoro, nei primi della sua collaborazione con il Tg della rete attualmente di proprietà di Urbano Cairo e allora di Telecom: "In quel periodo conducevo un notiziario flash al mattino, direttore del TgLa7 era ancora Antonello Piroso. A un certo punto mi sono bloccata: ho tagliato tutto, salutato e mi sono accasciata al suolo. Subito la regia ha mandato la pubblicità. Ho pensato che fosse solo un momento di stanchezza, di pressione bassa. Poi si è ripetuto molte volte, anche quando conducevo il telegiornale delle venti nei fine settimana in alternanza con Mentana: mi impappinavo, respiravo a fatica, arrivavo alla fine in affanno. Per giustificarmi dicevo che mi ero strozzata con le noccioline, che avevo il raffreddore, che non stavo bene Apparire in tv era diventata una sofferenza".

Il percorso di terapia e l'incontro con il buddismo l'hanno aiutata a guardarsi dentro e capire delle cose della propria indole che poi ha deciso di non soffocare. Oggi per la vicenda di suo padre resta la rabbia: "Mi domando ancora perché sia accaduta una cosa del genere, perché un innocente abbia dovuto affrontare quel calvario, perché nessuno abbia mai pagato per quanto è successo".

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