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Fiorello: “La app di tracciamento dovrebbe chiamarsi ‘immane’, come la tragedia che stiamo vivendo”

Ospite di Radio 2, Fiorello ha parlato dell’attuale situazione che il paese sta vivendo, tentando di sdrammatizzare ma non riuscendo ad esimersi da un commento preoccupato rispetto alla situazione attuale: “La situazione non è bella. La preoccupazione economica inizia a diventare più forte di quella sanitaria”.
A cura di Andrea Parrella
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Fiorello è senza dubbio uno dei protagonisti di questo periodo di quarantena nel quale si cerca disperatamente appiglio nei personaggi noti, che quotidianamente provano, nel loro piccolo, ad essere presenti. Tra questi, appunto, Fiorello, che anche in queste ore ha detto la sua sulla complessa situazione che il Paese vive da mesi, intervenendo nel programma radiofonico Non è un paese per giovani, condotto da Tommaso Labate e Max Cervelli.

Lo showman siciliano ha chiacchierato coi conduttori dell'applicazione che dovrebbe nascere in queste settimane, partecipando al totonomi per il supporto che dovrebbe aiutare il governo nella lotta al coronavirus con il tracciamento dei contagi. "QUO VADIS in italiano vuol dire ‘ndo vai e non lo so. STAI SICURO è la più buona. LIBERI TUTTI, proposto da Cervelli, meglio di no. Si presta a tante interpretazioni e rischiamo di avere troppa gente in mezzo alla strada. Io penso sia meglio IMMANE, come la tragedia che stiamo vivendo". Quindi Fiorello prosegue:

Noi cerchiamo di sdrammatizzare, la situazione non è bella. La preoccupazione dell'economia ha superato quella sanitaria. Si comincia a pensare che se lo prendo lo prendo, ma voglio lavorare, perché quando non c'è un introito mensile è dura.

Come aveva già ironizzato qualche giorno fa, Fiorello ha parlato del fatto che a breve compirà 60 anni, precisamente il 15 maggio e da quel momento sarà soggetto alle restrizioni per quella fascia d'età: "sono sereno, Colao ha detto che non è vero e che i 60enni possono uscire". Poche settimane fa il comico aveva appunto scherzato sulla sua situazione anagrafica: "Adesso i sessantenni non possono uscire. Io non ce li ho ancora. In pratica, dal 4 maggio al 16 maggio potrei uscire, ma noi sessantenni dobbiamo fare fronte comune e dobbiamo dare retta a chi ci governa. Per cui, se dicono che i sessantenni devono stare a casa, significa che siamo persone a rischio. Siamo persone da proteggere. Noi andiamo protetti perché siamo un po' come il panda, come il cercopiteco, come il colibrì dell'Himalaya. Siamo in via di…no, estinzione no. Però, non usciamo".

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