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Fausto Leali va cacciato dal GfVip per le sue frasi sul fascismo

La vox populi del giorno chiede a gran voce l’esclusione di Fausto Leali dal Grande Fratello Vip per le frasi su Benito Mussolini e su Adolf Hitler. Ma il nostro è un Paese che non riesce a condannare nessuno per apologia di fascismo. Un Paese che, dopo Mussolini, ha avuto le stragi nere, il Movimento Sociale Italiano, ha rivalutato le figure di Pino Rauti e Giorgio Almirante, consente scene patetiche come quelle di Predappio ogni volta che c’è l’anniversario della Marcia su Roma. Un paese che ha Forza Nuova e Casapound. E il risultato è anche questo: Fausto Leali in diretta nazionale che dice cazzate. Buttarlo fuori dalla casa, a questo punto, è un atto dovuto.
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"Ha fatto delle cose per l'umanità, le pensioni. È andato poi con Hitler. Nella storia, Hitler era un fan di Mussolini". E dunque è così. Proprio non ce la fa l'Italia a uscire fuori dalle voragine del suo passato. Le frasi di Fausto Leali al Grande Fratello Vip sono di una inaudita sconcezza perché sono frasi inesatte, e per questo pericolose, che hanno l'aggravante di ritornare ciclicamente. Frasi che sono figlie di bufale e di falsi miti che negli anni hanno contribuito a rimpolpare il parassita fascista nel dna italiano. Falsi miti, appunto, regolarmente sbugiardati. Mi piace ricordare il nostro Saverio Tommasi, collega-compagno-baluardo dell'antifascismo, intento a smontare tutte "le cose buone" fatte da Benito Mussolini e dal regime fascista in un video per Fanpage.

E oggi sui social, la vox populi del giorno chiede a gran voce l'esclusione di Fausto Leali dal Grande Fratello Vip. Ma pensandoci bene: a che cosa servirebbe? Andrebbe fatto prima presente che questo è un paese che non riesce a condannare nessuno per apologia di fascismo. Due casi, i primi che mi vengono in mente: al Salone del Libro, il sindaco di Torino denuncia la casa editrice Altaforte, legata appunto a Casapound, per apologia di fascismo. L'unica cosa che sono riusciti a fare, alla fine, è stato estrometterli dal salone. All'epoca Matteo Salvini, ministro dell'Interno, minimizzò addirittura: "La cultura è cultura, sia che arrivi da sinistra che da destra". Ma quelli erano fascisti! Il secondo caso: i politici di Forza Nuova, altro partito che nasce da quella cultura lì e che, dai, non ha bisogno di presentazioni, della città di Imperia si scambiano il saluto romano. È il 2015 quando l’ex assessore del Comune di Diano Castello (Imperia) ed esponente di Forza Nuova Manuela Leotta e il sanremese Eugenio Ortiz, in una manifestazione per ricordare i caduti della Repubblica sociale italiana (!!!), avevano fatto il saluto romano e gridato "presente". Anche qui nessuna condanna, zero.

In Italia l'apologia di fascismo, introdotto dalla legge Scelba nel 1952, proibisce la ricostruzione del partito fascista e pertanto è un reato per il quale difficilmente si viene condannati. Ed è surreale. Perché appunto proliferano indisturbati – da anni – i "simpatizzanti militanti". Sono in mezzo a noi, sono ovunque. Di recente anche al NoMask Day, un tizio per strada inneggiava al Duce mentre veniva immortalato ancora una volta dal puntuale Saverio Tommasi. Un altro esempio? Ogni anno c'è la marcia di centinaia di fascisti verso Predappio. Assistiamo a scene patetiche, bandiere nere, teste rasate, saluti fascisti, tutto in onore di Benito Mussolini: per la sua nascita, la sua morte e per l'anniversario della Marcia su Roma, il 28 ottobre 1922.

Questo è un Paese che non ha mai sconfitto veramente il fascismo. È un Paese che ha avuto l'Ordine Nuovo e i Nuclei Armati Rivoluzionari, protagonisti assoluti delle stragi negli anni di piombo, e se ne dimentica tutto l'anno salvo il 2 agosto e il 12 dicembre. Un Paese che ha avuto il Movimento Sociale Italiano e che ha rivalutato le figure di Pino Rauti e di Giorgio Almirante e che coesiste, da decenni, con tantissime teste di Mussolini in miniatura. E il risultato è anche questo: che ci ritroviamo Fausto Leali in diretta nazionale a dire cazzate. Banalmente, la nostra Costituzione si fonda e nasce su valori antifascisti. Buttarlo fuori dalla casa, a questo punto, è un atto dovuto.

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