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Faletti elogiò Papa Francesco: “Non ho il dono della fede, ma lui ispira bontà”

Nel 2013, a pochi mesi dall’elezione di Papa Bergoglio al soglio pontificio, lo scrittore dedicò il suo pensiero al nuovo Pontefice e al suo modo di approcciarsi a quella missione cui la Chiesa lo aveva chiamato: “Non credo nell’aldilà, Papa Bergoglio è un grande comunicatore”
A cura di A. P.
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Non era un pensiero diverso da quello espresso dai più, compresa l'intellighenzia, quello che Giorgio Faletti espresse, nell'allora 2013, in merito all'elezione al soglio pontificio di Bergoglio. Nell'articolo che lo scrittore, attore, cantante e comico, morto il 4 luglio per un male incurabile, scrisse per Vanity Fair pochi mesi dopo l'elezione di Papa Francesco un articolo a lui interamente dedicato, partendo dal luogo comune per descrivere la sensazione scaturita in un paesino vicino alla sua Asti, che si era rivelato essere quello da cui era originario il nuovo Papa. Quella di Faletti sulla sua fede è una premessa che fa intuire il suo sarà un elogio, visto che lo scrittore ci tiene immediatamente a precisare come non sia dotato del dono della fede, anzi che più volte abbia avuto modo di credere che la Chiesa, in quanto istituzione, si sia spesso distinta per atti che hanno provocato un allontanamento dalla fede stessa e hanno generato in lui quasi un sentimento di odio.

Un volto che ispira bontà

Tuttavia Faletti non può rinnegare la potenza e la capacità comunicativa del nuovo pontefice, a cominciare dalla scelta del nome, Francesco, senza cifra o altro riferimento, che oltre all'associazione con un personaggio che si spogliò di tutti i suoi beni, dimostra quasi la volontà di volersi svincolare da qualunque elenco o lista: anche in questo è stato il primo. Ecco che quindi le parole con le quali Faletti chiude il suo articolo:

Jorge Mario Bergoglio mi è sembrato da subito un grande comunicatore, una persona dal viso che ispira quella bontà che il rappresentante dei Cattolici nel mondo deve ispirare, un uomo che ha le qualità per mettere riparo con la sua figura a tutti gli scandali che recentemente hanno un poco incrinato l’immagine del Vaticano e di quello che rappresenta. Mi pare nello stesso modo che il suo operato rifletta questa buona impressione che ho di lui e non posso negare, con un briciolo di sano provincialismo, di compiacermi che sia originario delle mie parti. Se qualcuno non fosse d’accordo con me, può sempre risolverla appellandosi a un luogo comune. Asti è bella, peccato che c’è Faletti.

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