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Fabio Volo si sfoga in tv: “Chi stabilisce quale libro si deve leggere e quale no?”

Lo scrittore, attore e conduttore, ospite di Otto e mezzo, mal sopporta le critiche dei molti tra giornalisti e non solo che criticano il suo lavoro e quello di altri personaggi come Checco Zalone.
A cura di A. P.
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Fabio Volo, intervistato da Lilli Gruber e Beppe Severgnini non ha resistito a manifestare il proprio pensiero nei confronti di quella disputa culturale a lui relativa che argomenta con foga su quanto meriti o meno il successo letterario strepitoso di cui gode negli ultimi anni. La disquisizione è sempre la stessa, ovvero chiedersi se la sua scrittura valga il successo che riscuote. Volo è molto tranquillo (evidentemente ha affrontato la questione diverse volte), ma a stuzzicare la sua suscettibilità è la citazione di una frase di Curzio Maltese che scrisse di lui (e di Zalone) tempo fa "Checco Zalone e Fabio Volo fanno televisione. Per questo hanno successo in una nazione che dalla televisione è ormai ipnotizzata".

Lo scrittore, da poco divenuto padre, a questo punto parte con la sua proverbiale cadenza difendendo se stesso e pure Zalone, muovendo i primi passi proprio dal punto di partenza delle parole di Maltese: "Chi è il sacerdote che può tracciare la linea tra ciò che si può leggere e non si può leggere. In che mondo esiste questa cosa? Perché gli americani possono fare film come "Una Notte da Leoni" e noi, qui in Italia, non possiamo andare a vedere Checco Zalone? Chi l'ha detto questa cosa? Siamo ancora ad un livello adolescenziale nel quale ognuno mostra le cose che fa per dimostrare che le faccia e dice "No, io quella musica non la sento perché fa schifo, sento altra musica".

Poi il discorso si amplia al rapporto tra la letteratura e l'ambito della serialità televisiva: "Qui ancora discutiamo se un libro possa essere o meno una forma di intrattenimento, in America già si stanno interrogando se la migliore forma per raccontare storie non sia quella della serialità televisiva. L'Italia è fuori dal mondo. Altrove ci sono serie televisive dove al terzo minuto adori il protagonista, al quarto lo odi perché uccide qualcuno. Qui siamo ancora con Don Matteo, il carabiniere che va a casa della vecchietta che dorme". Insomma, pare che Volo non accetti più di buon grado quella critica polarizzata che giudica sulla base di un'appartenenza politica o che, magari, lo fa senza nemmeno sapere di cosa stia parlando. Il suo successo letterario, ampiamente affermato, gli conferisce una sicurezza nel portare il peso di colui che ha successo, in un paese, detta alla Severgnini, "in cui il successo non è perdonato".

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