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Enrico Papi: “Messo ai margini all’apice del successo, il ritorno a Mediaset non è un riscatto”

Enrico Papi torna a casa per condurre Scherzi a Parte, da domenica 12 settembre su Canale 5. Il conduttore, dopo 4 anni di successi a Tv8, racconta in questa intervista a Fanpage.it di essersi sentito professionalmente bullizzato ed emarginato in passato: “Ho capito i perché e certe cose non le accetterò mai più”. Immancabile un ricordo del Sanremo con Raffaella Carrà: “La sua grandezza? Sapeva farsi da parte”.
A cura di Andrea Parrella
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La nuova stagione di Canale 5 è fatta di grandi ritorni, come la quindicesima edizione di Scherzi a Parte, in onda da domenica 12 settembre in prima serata. Al timone del programma Enrico Papi, che rimette piede a Cologno Monzese dopo l'addio del 2017. Si tratta della prima serata che di fatto apre la stagione televisiva 2021-2022, non senza aspettative per il peso storico del format e per il successo delle ultime due edizioni targate Paolo Bonolis. Papi, che è reduce da quattro stagioni positive e sperimentali a Tv8, è chiamato a plasmare un evergreen di Canale 5 adattandolo al suo stile di conduzione. Impresa ardua, come racconta in questa intervista.

Torni a casa dopo 4 anni di lontananza. Per te è una rivincita? 

Più che una rivincita lo vivo come un debutto. Ero in una situazione idilliaca a Tv8 dove sperimentavo i miei prodotti con risultati di ascolti importanti e ho intrapreso questa strada per il gusto di mettermi in gioco. Non è un riscatto.

I rapporti con Mediaset ripartono dopo la spaccatura netta del 2017. Come hai vissuto questi anni?

Sono stati anni di non frequentazione. Il nostro lavoro è un po' come i matrimoni e i fidanzamenti, a un certo punto ci si separa ma poi ci si può ritrovare.

L'idea di lavorare a un format storico come Scherzi a Parte ti rende più facile la vita rispetto ad inventare un programma dal nulla?

Per me è più semplice perché mi piace lavorare su programmi già esistenti, magari con una struttura già definita, e renderli miei trasformandoli in un evento. Ci ho provato con Guess My Age così come, anni fa, con Sarabanda e La Pupa e il Secchione. 

Con Paola Barale a "La Pupa e il Secchione"
Con Paola Barale a "La Pupa e il Secchione"

Nelle ultime edizioni Bonolis aveva cambiato molto Scherzi a Parte, trasformandolo anche in un programma di interviste con la vittima. Manterrai quell'impostazione?

No, per me con lo scherzo si esaurisce il focus sul personaggio. In Scherzi a Parte lascio tutto quello che può essere l'aspetto storico, anche con dei riferimenti, ma ho inserito delle novità, aspetti che sono da me fortemente voluti, proprio per personalizzarlo. In studio ci sarà un clima goliardico e l'intera puntata sarà incentrata su uno scherzo in diretta ad un vip, con la complicità degli altri presenti in studio, i quali possono essere vittime e contemporaneamente carnefici. Era un'idea che avevo in mente da anni. 

A Tv8 eri percepito come una figura centrale nel progetto. Come mai c'è stata questa separazione?

Io amo le sfide, Tv8 lo è stata. Mi hanno dato grandi opportunità e la possibilità di fare quello che mi piaceva fare, ma la verità è che quando percepisco di sedermi e non rischiare più, tendo a rimettermi in discussione. Ecco perché torno a Mediaset. Però non escludo il ritorno. 

Enrico Papi alla conduzione di "Name That Tune"
Enrico Papi alla conduzione di "Name That Tune"

Anche perché lì lasci un programma come Guess My Age che ormai cammina da solo sulle sue gambe. Ti sostituirà Max Giusti, che ne pensi?

Ho caldeggiato molto il suo nome, perché ha già condotto in questa fascia e sa come gestirla. Il format, di fondo, ha una grande ripetitività e quindi conta come il conduttore riesca a personalizzare e rendere suo il programma. Spero gli concedano la libertà di farlo. 

Quindi non sei geloso di vedere programmi tuoi fatti da altri?

Ci sono programmi e programmi. Se parliamo di titoli come Sarabanda e Name that tune, si tratta di trasmissioni che ho ideato e che sento mie, è ovvio che anche il pubblico le percepisca cucite su di me e mi ritenga quasi insostituibile. Su Guess My Age ho fatto un lavoro differente, non è un format mio ed ho semplicemente provato a personalizzarlo con la conduzione, come una bella canzone che vari interpreti possono cantare. 

Nel 2001 partecipi al Festival di Sanremo che è stato anche l'unico di Raffaella Carrà. Cosa ti resta impresso di quell'esperienza?

Un'immagine fissa c'è e non so perché: la ricordo alla fine dell'ultima serata, quando ci salutammo in camerino, dove era sola insieme a Sergio Japino. 

Come giudichi a posteriori quel Festival?

Coraggioso. Una decisione che non molti ricordano è che Raffaella Carrà al tempo impose la chiusura delle serate non oltre la mezzanotte, anche per dare la linea al Dopofestival che conducevo io. E poi va detto che con grande onestà intellettuale decise di non occuparsi della direzione artistica, limitandosi a condurre e curare la parte di spettacolo. Per me è stata un esempio di come qualche volta andrebbe affrontato questo lavoro, non era una persona che pretendeva di stare su tutto. Questa era, secondo me, la sua grandezza.

Carrà e Papi a Sanremo, 2001
Carrà e Papi a Sanremo, 2001

Di recente hai parlato di "bullismo televisivo" nei tuoi confronti. 

Lo confermo. Sono arrivato a fare questo lavoro partendo dal basso e tutti i risultati ottenuti li ho conquistati sul campo. In un momento particolare della mia carriera, forse quello di maggiore successo, c'è stata una pressione forte sulla mia persona che mi ha messo ai margini e mi ha costretto ad aspettare il momento più opportuno. 

Senza comprenderne le ragioni?

Le ragioni col tempo le ho capite benissimo e mi è servito da lezione, perché certe cose non le accetterò mai più. Sono una persona che non ama entrare nei particolari e non farò nomi di persone specifiche. Questo è un mondo in cui ciò che si vede dall'esterno non rispecchia, spesso, ciò che accade dentro la macchina. Il pubblico è sempre quello che decide, ma non sempre chi è premiato dal pubblico lavora. Io ho sempre amato non entrare nel campo altrui, concentrandomi sul lavoro. 

Questo grande ritorno a Mediaset include qualcosa oltre a Scherzi a Parte? Magari un ritorno revival anche su Italia 1?

No, sono tornato a Mediaset per stare su Canale 5. 

Oltre alla prima serata, si parla di un contratto in cui c'è anche il preserale, fascia dove da anni troviamo istituzioni come Gerry Scotti e Paolo Bonolis. È una notizia o sono solo voci?

Risponderò con vaghezza ribadendo che mi piace rischiare. 

Lo interpreterò come un vago sì. 

… (sorride, ndr)

Guardando programmi come il nuovo Pomeriggio Cinque, Mediaset sembra indirizzata a una nuova stagione più sobria, che si lascia alle spalle anni di trash. L'azienda ti ha dato segnali particolari in questo senso?

Nessuna indicazione specifica, in verità, però mi rendo conto di tornare in azienda in un momento che per me è molto buono, perché percepisco la voglia di sperimentare. Bisogna considerare, e questo lo dico sempre, che Mediaset è un'azienda dalle enormi potenzialità, una vera macchina da guerra. Spero di dare seguito ai loro successi. 

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