48 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Elisa riscatta con Hallelujah il dolore delle storie di Eternit

Niente è casuale nelle scelte di Elisa Toffoli a Quello che (non) ho. Dopo il dolore senza spiegazione di chi ha perso tutto a causa dell’amianto, Hallelujah di Elisa suona come una cura.
A cura di Laura Balbi
48 CONDIVISIONI
Niente è casuale nelle scelte di Elisa Toffoli a Quello che (non) ho. Dopo il dolore senza spiegazione di chi ha perso tutto a causa dell'amianto, Hallelujah di Elisa suona come una cura.

Hallelujah di Jeff Buckley è un inno all’infinito, alla vita e alla morte allo stesso tempo e a Dio. E’ così che Elisa sceglie di aprire la terza puntata di Quello che (non) ho, il suono è dolce, la sua voce è quella rassicurante di sempre. Una conclusione degna e piena di significato dopo il monologo di Roberto Saviano sull’Eternit e il racconto della parola polvere – quella polvere che ha ucciso insinuandosi senza sosta – della Signora Romana Blasotti. Le vittime dell’amianto sono state 1500 a Casale Monferrato, e la sentenza conclusiva è stata definita storica, proprio perché finalmente dopo morti su morti l’amianto è stato giudicato letale. Elisa sembra riuscire a interpretare in musica e con il suo strumento più prezioso i sentimenti di una morte così assurda, e ingiustificabile.

48 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views