Elisa riscatta con Hallelujah il dolore delle storie di Eternit

Hallelujah di Jeff Buckley è un inno all’infinito, alla vita e alla morte allo stesso tempo e a Dio. E’ così che Elisa sceglie di aprire la terza puntata di Quello che (non) ho, il suono è dolce, la sua voce è quella rassicurante di sempre. Una conclusione degna e piena di significato dopo il monologo di Roberto Saviano sull’Eternit e il racconto della parola polvere – quella polvere che ha ucciso insinuandosi senza sosta – della Signora Romana Blasotti. Le vittime dell’amianto sono state 1500 a Casale Monferrato, e la sentenza conclusiva è stata definita storica, proprio perché finalmente dopo morti su morti l’amianto è stato giudicato letale. Elisa sembra riuscire a interpretare in musica e con il suo strumento più prezioso i sentimenti di una morte così assurda, e ingiustificabile.