Elio Germano e il linguaggio della camorra di Saviano
Seconda puntata di Quello che (non) ho, che in apertura di serata propone Elio Germano, che anziché recitare offre un interessante spunto sul significato di parole insolite. Sono le parole usate dalla camorra, che Germano legge in una lettera tutta da interpretare inviata in carcere al boss Michele Zagaria. La lettura dell’attore romano fa da apripista al primo intervento di Roberto Saviano, che ritorna su una delle questioni su cui ha maggiormente sensibilizzato il pubblico. Lo scrittore casalese spiega che “la conserva di casa” nel linguaggio criptico delle organizzazioni sono le regole dell’organizzazione stessa. Mentre invece si parla di dominio sul mercato ortofrutticolo quando nella lettera si parla di “una macchina piena di frutta fresca”.
La semiotica della camorra procede quando si parla di “teatro”, termine attribuito al parlamento, e di “norma” riferendosi a seconda delle interpretazioni, alla legislatura parlamentare – e quindi a un onorevole che ha promesso fede alla camorra fino alla fine di essa – oppure alle regole interne dell’organizzazione. Due attori interpretano un boss in carcere e la moglie che va a trovarlo. Il dialogo tra i due è apparentemente innocuo; ma imparando il linguaggio della camorra si scoprono dettagli raccapriccianti. Durante la loro permanenza in carcere, quando sanno di essere blindati e ripresi, i boss comunicano con le proprie mogli in codice, ordinando omicidi, e informandosi sulle sorti del clan in loro assenza. “Riappropriamoci delle parole che ci sono state usurpate dalla camorra.” Suggerisce Saviano alla fine del suo intervento.