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Elena Santarelli contro gli haters: “Non ho lucrato sul tumore di mio figlio, perché tanto odio?”

A Italia Sì, dove ha il ruolo di opinionista fissa, la showgirl ha rivolto un accorato appello contro gli odiatori da tastiera. Alle prese con la lotta del figlio Giacomo contro un tumore cerebrale, che da mesi l’accusano di essere una cattiva madre. In studio è intervenuta la polizia postale, per spiegare come fronteggiare queste minacce.
A cura di Valeria Morini
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Nel mondo spesso impazzito e "deviato" dei social, capita per assurdo che alcuni haters (o "leoni da tastiera", come ormai vengono sempre più spesso definiti) riversino il loro odio contro Elena Santarelli, showgirl e mamma alle prese con la difficile lotta del figlio Giacomo contro un tumore cerebrale. Lei ha però deciso di dire basta. Dallo studio di Italia Sì, il programma condotto da Marco Liorni su Rai1 in cui è opinionista fissa, ha rivolto un coraggioso e accorato appello contro coloro che, pur senza conoscerla, l'accusano di passare poco tempo con suo figlio e di essere una cattiva madre.

Elena Santarelli ha rifiutato un lavoro per amore del figlio

Liorni ha peraltro spiegato che la Santarelli ha accettato il lavoro a Italia Sì, che va in onda di sabato, dopo aver rifiutato di lavorare in un programma quotidiano e in un'altra città, perché un impegno così gravoso l'avrebbe tenuta lontana dal figlio.  "Sono una mamma di 37 anni, con due meravigliosi bambini", ha spiegato Elena, "Da un anno e due mesi tengo strettissima la mano di mio figlio per accompagnarlo in una battaglia che non è solo la mia, ma quella di tante famiglie in tutto il mondo. A mio figlio è stato diagnosticato un tumore cerebrale. A parte la tristezza e il senso di vuoto dei primi mesi, con mio marito e la mia famiglia abbiamo affrontato questa lotta con tanta forza e con il sorriso. Mi ritengo fortunata nonostante tutto. Ma ogni sabato, da quando ho ripreso a lavorare, sono presa di mira dagli haters: sono persone che odiano, non che invidiano o sono gelose, che odiano semplicemente. Persone per cui è facile andare a insultare nella pagina di un personaggio famoso". Le critiche di alcuni follower sono iniziate mesi fa e non si sono più fermate:

Quale sarebbe la mia colpa? Quella di essere una cattiva madre? Di lasciare a casa mio figlio perché vengo a lavorare qui tutti i sabati? Oppure mi dicono di aver spettacolarizzato la situazione. Io non ci sto. Non ho mai spettacolarizzato la situazione di mio figlio. Anzi, ho prestato il mio volto per aiutare la ricerca e i risultati sono arrivati. Sono la madrina del progetto HEAL e ci sono state donazioni fino a 60mila euro.

Come sta oggi il figlio di Elena Santarelli

Uno degli attacchi più feroci e gratuiti, nonché assurdi, è arrivata qualche giorno fa, quando un utente l'ha criticata per non aver mai postato una foto del figlio Giacomo: "Non ho mai fatto vedere la foto di mio figlio senza capelli, sarebbe stato troppo facile! Non sono mai andata in televisione a piangere dalla mattina alla sera. Sono andata una volta per fare chiarezza e spiegare, e ho fatto un'intervista al Corriere, e sempre comunque per aiutare la ricerca, quando Bobo Vieri ha sposato la nostra ricerca. Se non promuovo io questa iniziativa, chi dovrebbe farlo? Sono convinta di essere una bravissima mamma come ce ne sono tante lì fuori, sono stanca di sentirmi dire con parole pesanti ("poco di buono", per dirne una) di non andare a lavorare per stare con mio figlio. Sono mesi ormai". Infine, ha spiegato come si stanno svolgendo al momento le terapie di Giacomo:

Ricordo poi che esiste la legge 104, che autorizza le persone a chiedere delle ore libere dal lavoro per stare vicini ai famigliari. In quanto artista non ho diritto a questa legge, ma ho diritto a usare il cervello che ho: ho accettato questo lavoro proprio perché mio figlio è entrato in un regime di chemioterapia in day hospital e non più in ricovero. Lui può farla nei giorni durante la settimana dal lunedì al venerdì, altrimenti non avrei mai accettato questo lavoro di sabato.

Interviene in studio la polizia postale

"Non bisogna ignorare questi commenti", ha proseguito la Santarelli, "Non ho mai lucrato sulla malattia di mio figlio e si può controllare. Ci sono persone cui l'ho spiegato e qualcuno ha chiesto scusa. Poi ci sono gli odiatori peggiori che credono di sapere tutto". A quel punto, è intervenuta in studio Barbara Strappato, vicequestore della polizia postale, per fare chiarezza sulle misure che è possibile prendere contro queste persone: "Possono essere rintracciati, anche se le attività investigative sono complesse. Noi ci proviamo con tutte le indagini tradizionali e tecniche possibili, fino a quando riusciamo a trovarli". La Santarelli non esclude di sporgere prima o poi denuncia:

Ho altro a cui pensare in questo momento, ma mi sono segnata tutti i messaggi in questione. Non serve cancellare, perché ho tutti gli screenshot. I miei haters li porterei con me a vedere il reparto dell'oncologia. E poi la cosa peggiore è che questi commenti ricevono molti like e alcuni di questi sono fatti da mamme coi bambini in braccio. Ma come possono?

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