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De Luca e Feltri, che in quarantena si ripresero ciò che Crozza gli aveva tolto

Tra i protagonisti della quarantena forzata che si chiude con il 4 maggio ci sono certamente il governatore della Campania e il giornalista di Libero, capaci, in questo momento di caos collettivo, di riprendersi quell’identità che Maurizio Crozza aveva loro rubato con due riuscitissime imitazioni. Il prezzo da pagare per tornare a splendere di luce propria è stato quello di alzare la posta e diventare macchiette.
A cura di Andrea Parrella
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Con il 4 maggio si chiude ufficialmente il periodo di quarantena forzata, quella che ha costretto milioni di italiani in casa ad abusare della televisione. Dalla scatola magica sono venuti fuori frammenti vari: da quelli commoventi ai toccanti, eccessivi, allarmisti, paradossali. Protagonisti indiscussi della quarantena sono stati, per ragioni diverse, il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il giornalista di Libero Vittorio Feltri. Poco in comune, per idee, stile e storia personale, De Luca e Feltri hanno come denominatore comune quello di essere finiti, entrambi, nel paniere delle imitazioni di Maurizio Crozza. Peraltro due delle più popolari proposte dal comico in questi ultimi anni.

E se in una fase iniziale Crozza, che ai due aveva rubato i tratti più pittoreschi portandoli all'estremo e limitando, in un certo senso, i tratti più spinti dei due personaggi reali, De Luca e Feltri hanno singolarmente trovato in questa quarantena una leva per tornare a splendere di luce propria. Forse proprio in virtù dell'assenza di Maurizio Crozza dalla Tv a causa delle restrizioni, fatto sta che i due sono entrati di diritto nel pantheon dei protagonisti della fase di isolamento durata quasi due mesi.

Da una parte il giornalista di Libero, che ancora una volta si è fatto riconoscere per scomposte affermazioni sulle differenze presunte tra settentrionali e meridionali, attirandosi le invettive di questi ultimi e le critiche di intellettuali, personaggi politici e dei rappresentanti della sua stessa categoria. Dall'altra c'è il presidente della Regione Campania che, forte del momento di emergenza, ha rispolverato quel pugno duro da sempre suo tratto politico distintivo, traducendolo nei toni più che nei fatti e autoproclamandosi esponente di spicco di una frangia giustizialista che in questi mesi ha avuto enorme successo presso l'opinione pubblica. Lanciafiamme, cinghialoni, fino al più recente e bonario fratacchione rivolto a Fabio Fazio, Vincenzo De Luca ha arricchito il lessico della quarantena, producendo situazioni che vanno certamente ad amplificare la sua risonanza mediatica, ma non è detto che allarghino il suo peso politico.

Il tratto comune è l'eccesso, quello che spinse Crozza ad imitarli, quasi spegnendone l'effetto sul pubblico, prima che un cataclisma servisse loro sul piatto d'argento la possibilità di riprendersi la scena e sorpassare la propria imitazione alzando la posta. De Luca e Feltri si sono ripresi la propria identità, ma il prezzo da pagare è stato quello di diventare macchiette.

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