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Daniele Liotti: “Spero Un Passo dal Cielo continui, ma vorrei esplorare anche cose nuove”

L’attore protagonista di Un Passo dal Cielo racconta la sesta stagione alla vigilia della messa in onda su Rai1 degli ultimi episodi. Dalle difficoltà nel vivere il dolore di Francesco Neri, al clima sul set: “Siamo diventati una grande famiglia, perché accomunati dall’essere poco star”. E su Un Passo dal Cielo 7: “Ci sono i presupposti per una nuova stagione, ma non ci hanno detto ancora nulla di certo”.
A cura di Andrea Parrella
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Si chiude con gli episodi finali di giovedì 20 maggio la sesta stagione di Un Passo dal Cielo. Una stagione dalla riuscita per niente scontata, considerando il cambio location, la nuova veste, imprevisti snodi narrativi e il ritorno di alcuni attori storici del cast come Giusy Buscemi. Lo sa bene Daniele Liotti, ancora nei panni di un Francesco Neri, personaggio tenebroso e indiscutibilmente affascinante, che in questa stagione ha raccontato il dolore di un uomo che perde sua moglie ed è costretto a ripartire. Ne abbiamo parlato proprio con l'attore, alla vigilia dell'ultima puntata di Un Passo dal Cielo 6.

Siamo all'ultimo atto di questa stagione. Si partiva da una rivoluzione sembrava annunciare la fine della serie. E invece…

Sicuramente in questa sesta stagione c'è un forte collegamento con il passato, al netto del vestito nuovo. Il collegamento era inevitabile, raccontare Francesco senza Emma sarebbe stato ingiusto nei confronti di una storia bella e appassionante. Era difficile racontare la storia di un personaggio che non c'è più, soprattutto era complicato non diventare cupi e tristi. Abbiamo provato a evitarlo per rilanciare il personaggio di Francesco con uno sguardo di speranza. Credo che la scommessa iniziale sia vinta, Neri riesce a convivere con questo fantasma, prima negandolo e poi elaborandolo.

Ad oggi l'impressione è che questa sesta stagione abbia aperto più porte di quante ne ha chiuse. È un azzardo parlare di Un Passo dal Cielo 7?

Molte porte restano aperte e non è assurdo pensarlo, ma non posso dire nulla di preciso sulla settima stagione, in quanto nulla ci è stato detto. Quello di Neri è un personaggio che in qualche modo chiude con il passato, ma forse è ancora troppo presto per pensare al futuro. C'è bisogno di elaborare, il lancio per il futuro potrebbe esserci come non esserci e non so bene cosa accadrà.

Daniele Liotti e Giusy Buscemi in Un Passo dal Cielo 6
Daniele Liotti e Giusy Buscemi in Un Passo dal Cielo 6

Il pregio di Un Passo dal Cielo è che, pur incentrandosi su un personaggio centrale, riesce a rendere tutti importanti ma nessuno fondamentale. 

Concordo, questa serie nasce con un impianto di commedia nella prima parte della storia, quando c'era ancora Terrence Hill. Con il mio ingresso si può dire che la vena drammatica diventa più pronunciata e credo siamo riusciti a fare centro con il dosaggio degli ingredienti: c'è la parte drammatica, ma anche la vena comica. È stato un processo lungo e non semplice e penso sia questo mix che permette a tutti i personaggi di stare dentro al racconto e avere una serie corale. 

Una combinazione di fattori resa possibile anche dal tuo sodalizio sul set con Enrico Ianniello. 

È po' la strana coppia. Lui è più incline alla parte comica, si prende meno sul serio, a differenza del mio personaggio più chiuso e drammatico. Non a caso all'inizio pareva difficile che nascesse un'amicizia tra loro. A poco a poco, invece, è accaduto. Un'amicizia che tra me e Enrico c'è davvero e non a caso siamo stati noi sul set a spingere perché si puntasse su questo connubio, che poi è impreziosito anche da Gianmarco Pozzoli nel ruolo di Huber. Una sorta di triangolo. Nella serie l'amicizia assume un ruolo molto importante, ma mi piace che si noti oggi come frutto di un processo che è durato tre stagioni prima di emergere nei suoi risultati. 

E i lavori corali sono possibili solo quando non ci sono prime donne. 

Un Passo dal Cielo è una serie difficile, faticosa mentalmente e fisicamente, giriamo sette mesi in posti meravigliosi, ma affatto semplici da raggiungere per la troupe. Nonostante questo, e forse grazie a questo, siamo diventati una grande famiglia. Direi anche che sul set ci somigliamo tutti perché accomunati dall'essere poco star. Mi convinco del fatto che questa armonia passi al di là dello schermo e si senta. 

Francesco (Daniele Liotti) e Emma (Pilar Fogliati), morta nella sesta stagione.
Francesco (Daniele Liotti) e Emma (Pilar Fogliati), morta nella sesta stagione.

Questa allergia ai riflettori, ma soprattutto al divismo, è un tuo tratto caratteristico che difendi da sempre. 

Forse è incoscienza, forse non mi prendo troppo sul serio. Direi che non c'è nemmeno un processo mentale o razionale dietro a questa cosa. Io ho sempre pensato che quello mio fosse un lavoro bellissimo, che dà visibilità, ma che è un lavoro come tanti altri. mi diverto, cerco di metterci il massimo, ma quando finisce torno a casa. Non mi crea particolare esaltazione e rimango nel mio, sono legato molto alla mia vita, alle mie origini, al mio modo di essere e la mia famiglia. Con loro mi piace essere Daniele e basta. Non per falsa modestia, ma a me di appartenere a una élite non piace molto, mi sento quasi in imbarazzo a firmare autografi o fare foto con le persone. 

Non hai mai avvertito come ingombrante per la tua carriera il personaggio che interpreti?

Francesco Neri è sicuramente diventato parte di me. È la prima volta che prendo parte a tre stagioni di una serie, ho sempre provato a diversificare i miei ruoli perché credo che sia quella la parte divertente di questo mestiere. Con Francesco sono andato avanti perché mi appartiene. Quando si ultimano le sceneggiature mi viene chiesto consiglio rispetto a certe sue scelte e capita spesso che io risponda "no, questa cosa Francesco non la farebbe mai". Ma è quasi come se dicessi che io non la farei mai. Detto questo non nego di avere voglia di esplorare cose nuove e altri personaggi. 

Anche gli ascolti vi hanno sorriso. Ve lo aspettavate?

Siamo molto contenti e sorpresi piacevolmente del grande successo. Siamo andati in onda anche un po' tardi, a fine stagione calda, pur facendo ascolti incredibili, superiori alle medie stagionali di molti punti. Era una sesta, non una prima, senza una grande operazione di lancio, eppure è andata benissimo. Credo che questo sia merito del lavoro del cast e della troupe, nonché dei luoghi in cui giriamo. Dopo un anno trascorso chiusi in casa, poter sognare vedendo quelle montagne e quei paesaggi meravigliosi credo non abbia prezzo. Girare in quei posti aiuta l'attore, è come stare davanti a un quadro che ti tocca nel profondo. Basta stare lì, sentire quello che la natura ti offre e stare dentro a qualcosa. 

Enrico Ianniello e Daniele Liotti sul set di Un passo dal cielo.
Enrico Ianniello e Daniele Liotti sul set di Un passo dal cielo.

Vivi in pieno il tempo in cui la serialità televisiva ha acquisito una definitiva dignità artistica. È una cosa che percepisce solo lo spettatore, o qualcosa è cambiato anche sul set?

È cambiato molto e ancora di più lo si è percepito in questo anno di pandemia. Le fonti da cui possiamo attingere al lavoro sono quasi esclusivamente televisive e per fortuna le piattaforme si sono ampliate, andando oltre Rai e Mediaset. Ci sono molte cose in lingua straniera, facciamo più provini in inglese e lo studiamo di più e tutto questo sta andando nella direzione della serialità televisiva. Non è un caso che i grandi nomi del cinema internazionale abbiano tentato una conversione. L'abbondanza di questo periodo, a sua volta, fa correre il rischio che ci sia una perdita minima di qualità, vista la velocità con cui si realizzano certi prodotti. Tocca stare attenti a non omogeneizzare tutto e togliere il piacere dello spettacolo. 

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