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Daniela Collu: “Prima di X Factor ero ‘quella del web’, poi internet ha cambiato la Tv”

Inattesa protagonista della stagione televisiva, Daniela Collu si racconta a Fanpage prima della sua seconda puntata alla conduzione di X Factor al posto di Alessandro Cattelan, positivo al Covid. Il talent di Sky è solo l’approdo di un lungo percorso iniziato come figura aliena dell’universo web, quando la televisione guardava ancora a internet con una certa diffidenza: “Oggi sono in Tv, radio, scrivo libri, faccio ciò che amo e ci pago l’affitto. Non mi pare poco”.
A cura di Andrea Parrella
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La crisi come opportunità, è il mantra che sentiamo ripetere e ci ripetiamo da mesi, nella speranza di farci una ragione del caos generato dalla pandemia. Pandemia che in effetti per qualcuno è diventata un'occasione, in modo assolutamente casuale. Chiedete a Daniela Collu e ve lo confermerà. Per lei il Covid ha significato anche essere catapultata sul palco di X Factor al posto di Alessandro Cattelan, positivo al virus. Non si è tirata indietro, accettando l'inevitabile paragone col padrone di casa di un talent show che lui conosce come le sue tasche. Il fascino delle storie di chi subentra risiede tutto in quella oscura formula dell'equilibrio tra la giusta dose di spavalderia e il rispetto che s'ha da portare per la tradizione. La ricetta l'abbiamo chiesta direttamente a lei, prendete carta e penna.

ATTENZIONE: È necessario, oltre che di moda, specificare che l'intervista che state per leggere è stata realizzata prima della conferma di Daniela Collu alla conduzione di X Factor per la puntata del 12 novembre.

Daniela, la tua prima puntata alla conduzione di X Factor ha avuto un buon riscontro di ascolti, staccando nettamente il risultato della seconda puntata della scorsa edizione. I numeri non saranno tutto ma qualcosa significano.

Immagino che ci potesse essere più attenzione perché Ale è X Factor. Anche io da spettatrice avrei guardato con maggiore curiosità a questo cambio della guardia. Poi X Factor è forse lo show televisivo per eccellenza e quindi ha contribuito la curiosità di capire come si riesca a portare avanti una macchina del genere nel 2020, un anno così complesso. È come guardare un documentario in cui vedi due leoni che si accoppiano. Insomma, non mi attribuisco il merito di questa crescita, ma lo do a un programma che funziona e che quest'anno sta facendo i salti mortali per garantire gli standard altissimi.

Ti sei rivista alla conduzione?

In generale non sono una persona che si rivede. Se capita do un'occhiata perché credo sia sempre utile avere uno sguardo vagamente esterno. Non so se mi rivedrò in replica da qualche parte. Io ho sempre guidato dei motorini e a un certo punto mi hanno chiesto di guidare una Ferrari. Sicuramente qualche graffio l'ho fatto, ma spero di averla parcheggiata in modo decente.

Da un paio d'anni a questa parte verso X Factor sembra esserci aspettativa di novità. Questa tua sostituzione temporanea, seppure casualmente e in virtù del Covid, ha risposto a questa necessità.

Questo succede, credo, quando il pubblico è abituato ad alzare l'asticella di edizione in edizione. X Factor lo fa da sempre, anche con una comunicazione che credo sia unica in Italia, basta guardare il panorama social di X Factor per capirlo. Diciamo che se il pubblico tende a chiedere qualcosa di nuovo è perché, in qualche modo, le novità gliele hai sempre date. Ad esempio quest'anno con l'inedito dei ragazzi alla prima puntata.

Aspetto, quello degli inediti alla prima puntata, che in effetti ha spinto X Factor oltre la frontiera del talent.

Beh direi di sì, mi ha fatto riflettere molto la presenza dei Maneskin in studio la settimana scorsa. Hanno 550 milioni di stream, 14 dischi di platino e se vai a vedere non l'hanno vinto X Factor. Mi sono resa definitivamente conto che questo programma non è solo la finale e il suo vincitore, ma una fabbrica di talenti.

X Factor ha un pubblico molto affezionato, che necessita però di allargarsi. La Daniela Collu ex autrice del Grande Fratello vede delle strade per interessare anche un pubblico più generalista?

Penso conti molto la maniera di raccontare le storie, ad esempio nel daily quotidiano che è lo spazio in cui i ragazzi si raccontano davvero e si fanno conoscere. Ma anche durante il serale ci sono momenti più da reality che da talent, passaggi laterali alla gara che hanno a che fare con l'emotività, la profondità, l'intensità di questa esperienza per i concorrenti. Userò quella parolina che in tanti detestano, storytelling, che a mio parere è fondamentale per un programma di questo tipo, perché i ragazzi hanno sì un codice di televoto che gli garantisce di andare avanti, ma loro restano persone vere, con una vita e dei sogni, delle passioni. Se il reality ci racconta il mondo interiore di un personaggio, per me è così che si può puntare a questa commistione di pubblico.

La presenza di Emma, che proviene da un mondo per certi versi antitetico a X Factor, può essere fondamentale per allargare il pubblico?

Emma ha anche il valore aggiunto di essere stata già concorrente e giudice e sa perfettamente cosa possa esserci dall'altra parte della barricata. Ritengo che quest'anno i giudici siano davvero le quattro anime e linee parallele con cui i ragazzi si trovano ad avere a che fare. Ognuno ha una chiave di lettura nei confronti dei ragazzi molto peculiare ma necessaria e tutti e quattro insieme sono perfetti.

Facciamo un po' i boomer. Sei nata con "l'internet" e rappresenti quella generazione di blogger della prima ora che la Tv ha prima sottostimato, per poi assorbire pur di non finire schiacciata da un mondo emergente. Hai percepito questo cambio di rotta?

Io mi ricordo i primi anni in cui lavoravo dietro le quinte come autrice, mi sono sempre occupata della parte digital dei programmi per restituire le storie al famoso "pubblico del web", giusto per attenersi al vocabolario da boomer. Tutti parlavano di me come quella che sbloccava gli Iphone, perché nessuno comprendeva quale fosse il lavoro che stavamo facendo. Ma ricordo anche il giorno in cui sono entrata nella stanza di un capoprogetto, segnalandogli che il titolo del programma era stato la parola più cercata su Google. E lui capì.

Cosa capì, esattamente?

Che era una risorsa, che ti permetteva di chiamare il pubblico per nome e di aggiustare eventualmente il tiro se le cose non stavano andando per il meglio. Se avessimo potuto chiamare per nome tutte le casalinghe di Voghera, le casalinghe di Voghera forse non sarebbero mai esistite. Poi, certo, non escludo che si siano portati dentro questo spicchio di mercato anche in modo un po' paraculo, per realizzare programmi che fossero masticabili anche sotto altri punti di vista.

Il tuo blog lo hai chiuso ma mi pare che quella cifra di racconto sia rimasta nel tuo modo di esprimerti. Di quello Stazzitta, nome del blog e tuo nickname, cosa è rimasto?

Di Stazzitta è rimasta l'intenzione. Io mi posso solo dire molto fortunata per questi ultimi anni, perché se è vero che tutti noi blogger della prima ora abbiamo aperto una pagina in cui scrivevamo i nostri affari, recensioni di film e musica, percezioni per dare sfogo a un'esigenza comunicativa, io mi rendo conto di essere riuscita a rendere un lavoro questa pulsione e penso sia il regalo più grande che il destino potesse regalarmi. Scrivo libri in cui parlo di ciò che mi piace, vado in radio e mi viene chiesto di essere esattamente quello che sono. Se quello che ho seminato online ha avuto come risultato ciò che faccio oggi, io devo dire solo grazie. Con queste cose sono riuscita a pagare l'affitto e non mi sembra affatto poco. 

Il 12 novembre esce il tuo secondo libro, Un minuto d'arte (Vallardi), che fa emergere un altro aspetto di te poco noto, la studiosa di storia dell'arte. In copertina ci sono opere che vanno a fuoco, il contenuto è ugualmente iconoclasta?

Diciamo di sì. Intanto la copertina è un regalo di Maurizio Cattelan e potrai immaginare la fierezza e la felicità di vedere il mio nome accostato al suo (vedi che i Cattelan tornano nella mia vita?). Io sono una storica dell'arte con una specializzazione in arte contemporanea, che è quella capace di farci sentire un po' cretini, quasi presi in giro davanti a un'opera. L'intenzione del libro è quella di raccontare l'arte in un modo accessibile, che non sia snob ed elitario e che non abbia a che fare con la bolla intellettuale. Prendendo spunto dalla rubrica omonima che ho su Instagram, Un minuto d'arte, ho deciso di rubare al lettore un'oretta raccontando 60 opere scelte in assoluta autonomia e secondo i miei gusti. 

Il format stesso potrebbe avere uno sbocco televisivo, essendo concepito in pillole. 

Mi piacerebbe molto e il libro, a modo suo, è già un format che si può prestare ad altre dimensioni fuori da quella meramente editoriale. 

Conduttrice in Tv, conduttrice in radio, autrice, scrittrice. Mi pavoneggio da Marzullo e ti chiedo: che vuole fare Daniela Collu da grande?

Sono tutte condizioni in cui mi sento a mio agio. Detto ciò a me la Tv piace, se mi chiedi che lavoro faccio io rispondo la conduttrice. Si tratti di televisione o radio cambia poco, mi piace pensare di poter parlare a tante persone, facendogli passare un'ora serena, magari per digerire una giornata di merda. 

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