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Dalla Bruzzone alla Leosini, quel limite invalicabile tra comicità e cronaca

L’imitazione della criminologa confezionata da Virginia Raffaele ha sollevato un vero e proprio polverone mediatico, soprattutto per la volontà della giornalista di querelare la comica. L’accusa è anche quella di aver mescolato cronaca nera e comicità, ma in passato era già accaduto, da De Luigi con Lucarelli a Crozza con Schettino, passando per Zalone in versione Misseri e la Cortellesi con Franca Leosini.
A cura di Andrea Parrella
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L'imitazione di Roberta Bruzzone fatta da Virginia Raffaele in pieno sabato sera, davanti a 5 milioni di telespettatori, ha fatto sì che un mare di polemiche si generassero nelle ore successive, sia per la solidarietà che molti utenti di Twitter hanno mostrato alla giornalista, sia perché la stessa esperta di cronaca, abituale ospite di Bruno Vespa, ha di fatto annunciato proprio tramite il social network l'intenzione di procedere legalmente con una querela nei confronti dell'imitatrice e comica romana. Nell'intervista rilasciata a Fanpage Roberta Bruzzone ha a sua volta confermato le ragioni del procedimento che ha intenzione di avviare, basate soprattutto sulla contaminazione con riferimenti sessuali del suo personaggio ed una generale banalizzazione della sua professione: "Imitazione sguaiata, becera e volgare," così l'ha definita la giornalista.

Ma il problema sostanziale, a giudicare dalla reazione della giornalista e di colleghi ed ammiratori che ne hanno sostenuto la causa, sembra essere soprattutto l'accavallarsi di comicità e cronaca nera. Di fatto, i due elementi, sembrano essere quelli che meglio funzionano nel contesto televisivo italiano: la risata e il pianto. E la seconda, la tv del dolore, mai come in questi tempi sotto accusa, simbolo di quella televisione che resta troppo spesso in superficie, accontenta la cosiddetta pancia del paese che tende a cibarsi in modo morboso di notizie di cronaca nera con una disarmante e forse inspiegabile curiosità. Quello di Virginia Raffaele però non è il primo esempio di imitazione che cavalchi, con l'intento forse di svilirne o ridimensionarne l'impatto e l'autorevolezza mediatica, casi o fatti di cronaca all'ordine del giorno.

Crozza nei panni di Schettino

Politica e amara, oltre che impietosa, era ad esempio l'imitazione che Maurizio Crozza realizzò di Francesco Schettino, il capitano della Costa Concordia condannato a 16 anni per la tragedia del Giglio. Il personaggio di Crozza prendeva naturalmente il peggio dal comandante, rappresentato come interamente devoto al divertimento e incurante dell'imbarcazione e dell'equipaggio che dirige, indicato infine come il simbolo del dissesto morale e culturale del paese.

Cortellesi in versione Franca Leosini

Altrettanto riuscita era la Franca Leosini imitata da Paola Cortellesi, ai tempi di "Non perdiamoci di vista". Pedante, inquisitoria, perfettamente allineata al personaggio ricoperto dalla giornalista, protagonista di una televisione che si occupava in maniera molto approfondita e quasi maniacale di tutti i principali casi di cronaca giudiziaria.

Checco Zalone come Michele Misseri

Molto critica e irridente la scelta di Checco Zalone a Zelig, che imitava Michele Misseri (qui il video), protagonista assoluto dell'omicidio di Sarah Scazzi. L'uomo di Avetrana, noto a tutti per i suoi improvvisi cambi di versione rispetto alla sua posizione nell'omicidio, veniva irriso proprio per il presenzialismo sfrenato sul piccolo schermo e, più di tutto, per l'utilizzo che la televisione faceva del suo volto, consapevole fosse una fonte certa di ascolti.

De Luigi-Lucarelli e il celebre "Paura eh?!"

Altrettanto efficace, ma forse meno critico, era il Carlo Lucarelli proposto da Fabio De Luigi a "Mai Dire Gol". Naturalmente a Lucarelli, più che cronaca nera, è appropriato associare tutto quanto si tinga di giallo ed è una distinzione importante, perché i generi letterari sono diversi. De Luigi proponeva un Lucarelli nonsense, perso tra una commistione di misteri, omicidi e sparizioni, ma la sua imitazione si imperniava principalmente sulla gestualità, la postura e quel "Paura eh?!" divenuto assolutamente proverbiale.

L'imitazione di Virginia Raffaele che ha sollevato il polverone di questi giorni ha probabilmente il proposito di destituire di fondamento la religione assoluta della cronaca nera. Per fare questo c'è per forza di cose bisogno che un'imitatrice o un imitatore scovino delle sfumature particolari, estetiche, caratteriali o gestuali, sottolineandole e portandole all'eccesso, esaltandole. C'è tuttavia da notare come l'imitazione specifica della Bruzzone, proposta già in passato dall'imitatrice di Amici, non avesse mai assunto dei tratti così marcatamente sensuali, come quelli condannati dalla stessa Bruzzone, o manifestazioni di egotismo così assolute (dare ad esempio un'occhiata a questo video tratto da "Quelli che il calcio" del 2011). In questo senso avrà di certo influito la distanza che separa il potenziale pubblico di "Amici" e la platea di "Quelli che il calcio", sia per una questione numerica che per gusti e orientamento, anche in considerazione della collocazione oraria dei due contenuti. In sintesi la Raffaele sapeva benissimo quali acque avrebbe potuto smuovere con l'imitazione di sabato sera ed è presumibile abbia calcato leggermente la mano proprio per questo: aldilà dei pareri personali, l'effetto c'è stato, di entità tutt'altro che irrilevante. Ma in fondo "è la satira, bellezza". È una legge che resta e la Bruzzone, ad opporsi alle conseguenze dell'imitazione rischia di generare, come sempre in questi casi, nient'altro che un boomerang di effetto opposto.

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