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Coronavirus, Piero Angela: “Non è come la guerra, lì si faceva la fame”

“Il Coronavirus non è come la guerra, quando si faceva la fame”. Parola di Piero Angela che a “Un giorno da pecora”, la trasmissione di RaiRadio1 condotta da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. E agli italiani che non restano a casa dice: “Siamo un popolo di indisciplinati per natura, la trasgressione quindi diventa un piacere”.
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Il massimo esponente della divulgazione scientifica è sicuro: "Il Coronavirus non è come la guerra, quando si faceva la fame". Parola di Piero Angela che a "Un giorno da pecora", la trasmissione di RaiRadio1 condotta da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro.

I consigli di Piero Angela per la quarantena

Piero Angela ha dato i suoi consigli agli italiani in queste giornate di quarantena: "Agli anziani dico: ‘Scrivete la vostra storia". E sul fatto che in molti non rispettano il decreto restrittivo indetto dal Governo: "Perché noi italiani siamo un popolo di indisciplinati per natura, la trasgressione quindi diventa un piacere". 

Alle persone anziane, ma non solo, direi di approfittare di questo periodo per scrivere la storia della loro vita, di creare questo documento prezioso che poi resterà per sempre nella loro famiglia. Io sarei felice di avere oggi un diario o un racconto dei miei nonni o bisnonni: le radici sono sempre importanti. Sto rileggendo i miei libri perché dovrebbero uscire in una collana dopo l'estate, e dunque devo aggiornarli e farne una prefazione. E poi, avendo tempo libero, ho ripreso a suonare il pianoforte

Le videochiamate ad Alberto Angela

Nel giorno della festa del papà, i conduttori chiedono a Piero Angela se ha sentito Alberto e se fanno le videochiamate per vedersi. Piero Angela conferma:

Si, lo sento, le videochiamate sono una grande risorsa, noi siamo una famiglia molto unita, abbiamo un ottimo rapporto.

Il Coronavirus come la guerra

E guai a considerare l'emergenza Coronavirus come una guerra, perché Piero Angela la pensare in maniera opposta: "È completamente diverso. Io la guerra l'ho vissuta, quando è finita avevo 17 anni. Ho vissuto tantissimi bombardamenti sulla popolazione civile. Non si mangiava, ho fatto una fame terribile, si viveva da sfollati fuori dalle città". 

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