Coronavirus, Beppe Fiorello piange i morti: “Tre giorni di lutto nazionale, basta feste sui social”
In queste ore l'opinione pubblica è sconvolta dalle immagini agghiaccianti dei camion militari a Bergamo impegnati a trasportare i corpi dei morti da coronavirus verso il forno crematorio di Borgo Panigale. Scene che fanno male e che si sommano ai bollettini quotidiani con cui la protezione civile ci informa sul numero di contagi e decessi. L'istantanea della colonna di camion che procedono lentamente per le strade semi deserte della città sta facendo il giro dei social network e a commentarla sono, inevitabilmente, anche i volti di spicco del mondo dello spettacolo.
Le parole di Beppe Fiorello
Tra questi Beppe Fiorello, che con un tweet molto duro ha sottolineato la drammaticità di queste immagini e contrastato in qualche modo l'approccio positivo che nei giorni scorsi ha preso piede per reagire alla necessità di rimanere in casa per evitare il propagarsi del contagio. Davanti a questo momento tragico, sintetizzato proprio dalle immagini della sera del 18 marzo, l'attore commenta con frustrazione la situazione e chiede tre giorni di lutto nazionale:
Camion militari per portare le bare dei morti e ancora si canta sui balconi, si fanno battutone spiritose su questa tragedia epocale, si fanno Happening sui social, Dobbiamo fare tre giorni di lutto nazionale, rispetto per i morti e le loro famiglie, social si ma senza fare festa.
Cosa è successo a Bergamo
Una lunga colonna di mezzi militari che attraversa il centro di Bergamo per trasportare una settantina di bare dal Cimitero monumentale verso altre città, perché i morti sono troppi e il camposanto non riesce più a gestirli. È la scena impressionante a cui hanno assistito i bergamaschi nella serata di mercoledì 18 marzo dopo che in una settimana i decessi per coronavirus sono stati oltre 300 e i casi totali sono saliti a più di 4.300. Ad aggravare la situazione arriva anche la notizia, confermata dal sindaco Giorgio Gori, dello stop all'ospedale da campo previsto in città per la mancanza di personale medico.