Claudio Bisio: “Mia mamma morta nel lockdown, non capiva perché non potevo abbracciarla”
Claudio Bisio riparte dal teatro dopo la quarantena e un lutto terribile che lo ha colpito proprio nei mesi più difficili del coronavirus. Lo scorso 4 aprile, in pieno lockdown, ha perso la madre, una perdita resa ancora più dolorosa dalla situazione d'emergenza. Ne ha parlato in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.
Gli ultimi incontri con la mamma
Già a maggio, Bisio aveva spiegato che le cause della morte della madre non sono state chiarite del tutto e che lui e la sua famiglia non sapranno mai se la donna, già malata, era stata colpita anche dal Covid. Il racconto degli ultimi momenti passati insieme è straziante: "Mia mamma aveva 91 anni, già non stava bene prima di tutto questo. La cosa triste era andarla a trovare a casa con mascherina e guanti di lattice. Non capiva perché non la potessi abbracciare". A suo dire, la gestione della Sanità in Lombardia e non solo ha avuto delle colpe gravi nell'andamento della pandemia:
Il problema resta a monte, l’aver fatto decadere il ruolo dei medici di base. Un peccato originale. Non vale solo per la nostra Regione, ma per tutta l’Italia. Spero che questa sia la lezione necessaria per arrivare a invertire la rotta.
Bisio nello spettacolo ‘Ma tu sei felice?'
Bisio ha parlato anche della crisi dello spettacolo dal vivo ("La cosa più triste per un attore oggi? Le sedie vuote davanti") e dei limiti imposti dal Covid, che però possono stimolare la creatività. L'attore e conduttore loda l'importanza delle tecnologie ("Mai avrei potuto credere che riuscissimo a fare la reunion di Zelig grazie al Web") e vede nel digitale una nuova possibilità. Durante il lockdown, è nata l'idea per un nuovo spettacolo, proprio grazie al web. "Ma tu sei felice?", adattamento del libro di Federico Baccomo, è nato prima in rete e ora viene portato da Bisio e Gigio Alberti in giro per i palcoscenici italiani (qui le date). Lo spettacolo è nato "Grazie soprattutto all’aiuto di mio figlio, che frequenta la Nuova accademia di Belle arti (Naba), e che conosce bene ogni tecnologia. È stato il primo lavoro che abbiamo fatto insieme. Ora bisogna credere nel digitale che ci ha aiutato a fare tutto fino a maggio".