Clandestini a Manduria: le telecamere di Telerama tra profughi e cittadini, video
Se Annozero mostra le lacrime di Berlusconi, la tv salentina Telerama, preferisce raccontare e filmare cosa sta accadendo nei campi improvvisati di Manduria, che contengono un ingente numero di profughi tunisini e libici, che sbarcano ogni giorno sull'isola di Lampedusa.
Nel centro di accoglienza e riconoscimento del paese tarantino, da poco visitato dal presidente della regione Puglia, Vendola, migliaia di clandestini provenienti dai paesi in rivolta, vivono nella tendopoli montata in fretta e furia, dopo l'ordine dello stato, in prossimità di nuclei abitativi. Un'uomo accorso al campo racconta di una visita inattesa, la notte scorsa, di uno dei rifugiati, che aveva riparato nella sua abitazione in cerca di qualcosa da mangiare e di un rifugio per la notte.
Il servizio dei giornalisti Danilo Lupo e Matteo Brandi mostra clandestini in fuga o che stanziano nel campo, apparentemente innocui, tranquilli, che non si ribellano a parole o gesti inconsulti della gente di Manduria o delle forze dell'ordine, responsabili del campo, presenti in numero davvero esiguo. E' normale, sottolineano gli intervistati, che i profughi riescano a scappare con facilità dal campo, data la minoranza numerica dei carabinieri, incapaci di arginare la fuoriuscita degli abitanti del centro.
Proprio in merito a questa mancanza, la telecamera di Antonio Castelluzzo del programma tv L'indiano riprende movimenti sospetti nel campo, alla presenza di abitanti di Manduria e delle forze dell'ordine: arriva un furgone bianco, carico di profughi, recuperati dopo la fuga, spinti a fare ritorno alle loro tende. Uno di loro sembra lamentarsi del poco rispetto con cui sono stati trattati nel trasporto: ovviamente è anche arrabbiato per essere stato raggiunto. Dopo di che, il guidatore del mezzo e un'uomo di fiducia del questore di Taranto, presente nel centro, parlano di altri viaggi col furgone per recuperare i fuggiaschi, che non devono essere picchiati o maltrattati e il tassista improvvisato risponde sottovoce "Piano, piano". Insomma le forze dell'ordine non hanno avuto precisi ordini per impedire queste fughe, ma preme loro trattenere tutti i clandestini nel campo, onde evitare rimostranze della popolazione o episodi incresciosi, che stanno già accadendo, ma speriamo che non raggiungano l'obiettivo a costo di tutto.
Il giornalista intervista un uomo e un suo giovane parente che hanno inseguito due fuggiaschi e, autoproclamatisi collaboratori della giustizia, con offese e insulti conducono i due al campo. Tra la popolazione ci sono gli estremisti, irati verso quei "bastardi dei tunisini", e la frangia moderata che chiedeva solo rispetto e informazione su quanto stesse accadendo, così da essere pronta ad accettare l'idea di migliaia di clandestini affamati di pane e libertà, vicino casa.
Ma che fine faranno questi uomini? Il questore di Taranto risponde che i richiedenti asilo, se potranno ottenerlo, otteranno la concessione, i restanti invece saranno identificati e poi lasciati liberi, in special modo nelle ore diurne, di fare la loro vita. Insomma, non si prevedono rimpatri o altro. Questa mini invasione nel territorio di Manduria e Oria non è vista di buon occhio e gli occhi di gran parte della gente non nascondono idillici pensieri: non vorremmo quindi che il prolungamento del soggiorno di questi bisognosi clandestini non faccia scattare gli animi più bollenti, acceccati dalla rabbia per l'occupazione del loro paese e cechi davanti alle richieste dei profughi.
Sono sorridenti i migranti, finalmente sono scappati dalla loro terra in rivolta, dalla morte, dalla fame, dalla dittatura politica e anche se percepiscono la ritrosia degli abitanti del paese che li ospita, sognano la libertà e una nuova vita. Elio canta del loro sbarco, che li ha portati in un paese che non è giustamente pronto ad offrire loro la certezza di una esistenza felice, visto che neanche gli italiani possono dire di condurla, in termini di lavoro e di economia familiare, ma non possiamo capire cosa abbiano provato.
Chi lascia la patria e cerca l"‘America" altrove, matematicamente sfugge dalla sua fine per un nuovo inizio. Tutti gli emigranti del mondo sanno questo, anche gli italiani trasferitisi negli Stati Uniti a cavallo del ‘900 raccontavano delle iniziali difficoltà di inserimento e accettazione da parte degli americani, ma ora la Little Italy statunitense è parte integrante della nazione di Obama. Se gli emigranti del 2011 dimostreranno la stessa dignità e la stessa voglia di riscatto degli italiani che cercavano l'America, avranno anche loro la loro Italia.