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Ci sono un Grillo, un Favia e mia madre

Nella querelle tra Beppe Grillo e Giovanni Favia sugli spazi in Tv comprati dal secondo, si inserisce di diritto una mamma: stabilisce perché il secondo sia incompatibile al M5S.
A cura di Andrea Parrella
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C'è uno che ha una sorta di partito politico, che dice possa campare solo grazie al web. Lo chiama la televisione, lui dice di no. Lo accusano di averlo chiamato e di non essersi presentato e lui annuisce, dicendo che è proprio così, che non si presenta perché presentarsi vuol dire accomunarsi a chi ci passa, come andare al proprio funerale. Dice che il problema reale è che il web sia poco praticato ma che sarà il futuro, che di lì passerà la rivoluzione, perché nulla accadrà sino a che la gente non si renderà autonoma nell'informazione, senza farsi dire dalla Tv quello che vorrebbe sentire. La Tv è inconciliabile con internet, questo dice.

Succede che uno del suo partito compra degli spazi in Tv in maniera assolutamente legale, contabilizzando tutto,  tramite fondi che percepisce per il suo ruolo istituzionale. Li compra per avere visibilità. Accade pure che il capo si incazzi quando viene a saperlo, perché era regola che i membri di quel partito, che si annuncia come movimento, si riducessero i compensi, restituendo quelli eccedenti, anziché utilizzarli. Si incazza anche e soprattutto perché solo prendere in considerazione l'ipotesi per lui è idea lontana anni luce dal movimento, non può essere proprio un esponente a caderci.

Infine c'è mia madre, vota da anni cercando l'ispirazione di un personaggio che la colpisca, senza ideologia che la guidi, piuttosto la campagna elettorale. All'alba del Grillismo, quando del movimento s'è iniziato a parlare copiosamente, le era tutto poco chiaro, non utilizzando internet. Infine, un giorno, ossessionata dalla Tv che ne parlava, ha deciso di assorbire Grillo tramite questo filtro: se è capace di risolverci qualche problema, allora vorrà dire che lo voteremo.

La questione Beppe Grillo – Giovanni Favia è sostanzialmente riducibile a questa sorta di riassunto breve ed ha come protagonisti i tre personaggi descritti. Ieri Favia si è scusato, ha cercato parole di concertazione per le due migliaia d'euro circa date a radio e Tv locali. La cosa bizzarra è che a scadenza di lassi di tempo predeterminati, Grillo passi per il cattivo di turno, che ha epurato questo o quello dal partito o lo ha messo in condizione di andarsene. Ma è probabile che la questione sia più profonda e che si voglia dare peso al gossip della lite e non ai contenuti.

In sintesi, Grillo non vuole che mia madre lo voti. Meglio, non vuole che lo voti con questi presupposti, che gli deleghi responsabilità e se ne lavi le mani, che voti qualcuno perché "risolva il problema". In contemporanea Favia giustifica il suo gesto con questa affermazione:

Io voglio raggiungere anche il pensionato in montagna che vota "il partitone" da una vita.

Ha tutte le ragioni per dirlo, ma dimostra, di fatto, d'essere incompatibile col movimento. L'incompatibilità è alla base, nella forma, nella natura. Giovanni Favia è un politico, non c'è niente di strano nel fatto che lo sia, ma la sua formazione è quella. Pronunciare la suddetta frase lo mette idealmente fuori gioco perché con tale sentenza accontenta, come elettrice, e nell'immediato, l'aspettativa di mia madre. Il problema resta questo e non è risolvibile in una tornata elettorale: Grillo al pensionato di montagna (o a mia madre, non sono molto diversi) ci vuole arrivare, ma dandogli la possibilità di scegliere e di farlo in modo maturo, non imponendosi tramite la Tv. Anche se c'è chi sostiene che Grillo sarà il prossimo premier.

L'unico modo per realizzare questo processo, lungo ma indispensabile, resta l'utilizzo sano di internet. L'estensione del web ai più. Dunque, non c'è stata alcuna lite, molto semplicemente un chiarimento di opinioni, nel quale è venuto fuori che i due soggetti, Grillo e Favia, non fossero della stessa opinione.

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