Chef Rubio: “La Open Arms non siamo io e Richard Gere, non guardate i migranti come bestie allo zoo”
Durante la conferenza stampa tenutasi all'aeroporto di Lampedusa, sul caso Open Arms, è stato da poco specificato: "Abbiamo presentato un esposto alla Procura di Roma e a quella di Agrigento per verificare se tutto ciò non rappresenti una fattispecie di reato. Nessun decreto, nessun codice di condotta né multa ci fermeranno dal proteggere la vita umana. Siamo umani che proteggiamo la vita di esseri umani", alla presenza di Oscar Camps (fondatore Open Arms), Riccardo Gatti (presidente Open Arms Italia), Richard Gere (star di Hollywood e attivista per i diritti umani) e Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, cuoco di professione e fotografo per passione.
Ed è stato proprio Gabriele Rubini ad aprire l'argomento dignità su Instagram, attraverso un lungo post, nel quale ha voluto chiarire come l'operazione Open Arms non si sintetizzi nella presenza di due volti noti a bordo, il suo e quello di Gere appunto, bensì debba continuare a essere visto e interpretato come lo sforzo di una collettività attivista intenzionata a salvare vite umane. Quelle vite che, a detta di Rubio, non devono essere fissate, nel carosello mediatico, come fossero quelle di povere bestie in uno zoo, destinatari solo di sguardi compassionevoli e gesti caritatevoli:
Sul, nel e in fondo al mare ci sono persone, esseri umani. Esseri umani più sfortunati di noi ma identici in tutto e per tutto a noi. Che sognano di non essere perseguitati, uccisi, torturati, stuprati, schiavizzati e imprigionati, che sognano di pagare le tasse nei nostri paesi dove invece regna il nero ma si punta il dito, o di andare a urlare alle autorità degli Stati colonizzatori tutto il disprezzo per la collaborazione complice di questo schifo. Sognano semplicemente una normalità che noi gli abbiamo tolto prima ancora che nascessero. Non sono altro che esseri umani. E mi fa schifo tutta questa attenzione, questo clamore, questa eccitazione solo perché ci sono due persone “note” a bordo salite per dare una mano, per attirare l’attenzione dei media, per creare la notizia. Come se il dramma quotidiano di queste persone si dovesse avvalorare e giustificare nell’emozione della compassione. Come se senza il carosello mediatico e le luci dello show queste persone non esistessero. Mi fa schifo questo sensazionalismo, mi fa schifo questa ipocrisia, mi fanno schifo queste dinamiche che sembrano ormai necessarie. Queste persone esistono al di là dei nostri salvataggi e dei gesti di carità cristiana, non sono delle bestie da guardare come si fa allo zoo. Sono esseri umani come noi e dobbiamo solo vergognarci. Un grazie infinito a Calogero e alla sua bontà, senza di lui l’operazione di approvvigionamento, il ristoro dei ragazzi e la successiva e inevitabile notizia non sarebbero stati possibili. Grazie solo a chi lo fa perché va fatto con la speranza che non debba rifarlo mai più. Mai più.
In un post appena precedente, Chef Rubio aveva già restituito la vera medaglia al valore agli ‘invisibili', coloro che lavorano giorno e notte perché le 120 persone a bordo non cedano a crolli improvvisi, sia fisici che psicologici: "Io ho fatto da specchietto per le allodole insieme a Richard rappresentando tutti voi. Pare che avemo fatto chissà che ma oltre a servire, parlare con le persone e congratularci con equipaggio abbiamo fatto veramente poco. I veri mostri sacri sono quelli che nessuno ve racconterà mai e che fanno tutto, compreso salvare vite in mare. Le persone stanno psicologicamente a pezzi e grazie al lavoro eccezionale dell’equipaggio resistono, ma questo non vuol dire che devono stare un giorno in più in mare. Fateli scendere a terra prima di subito. La parte buona di Lampedusa li aspetta. Grazie a tutti del supporto, i 121 esseri umani sono al corrente del vostro amore e vi ringraziano".