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Carlo Verdone rinvia l’uscita del suo film e dice: “Coronavirus? Siamo nelle mani dei medici”

Carlo Verdone è stato ospite della puntata di Domenica In nella quale ha parlato del suo nuovo film “Si vive una volta sola”, di cui è regista e attore. L’uscita nelle sale prevista per il 26 febbraio è stata rinviata a data da destinarsi, a causa dell’emergenza per il Coronavirus. Nella lunga chiacchierata con Mara Venier non sono mancati i ricordi della sua carriera, come gli incontri con Sergio Leone ed Alberto Sordi.
A cura di Ilaria Costabile
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Ospite della puntata di Domenica In di domenica 23 febbraio 2020, è stato Carlo Verdone. Il regista e attore romano ha parlato del suo nuovo film "Si vive una volta sola" che lo vede, come sempre, in veste di regista e attore, ha poi parlato della sua carriera, ricordando con Mara Venier certi aneddoti ormai rimasti memorabili.

Il commento sul Coronavirus

Da noto ipocondriaco qual è, il primo argomento con cui aprire l'intervista non poteva essere altro se non il Coronavirus. Con l'arrivo del virus in Italia, l'allarmismo e la preoccupazione hanno invaso le case degli italiani che non sanno come fronteggiare un momento così delicato. Carlo Verdone, però, sembra essere ottimista e lancia un messaggio di speranza: "Siamo nelle mani dei medici, virologi e infettivologi. Comunque dobbiamo essere fiduciosi, sono sicuro che l'emergenza rientrerà e presto avremo anche un vaccino, le notizie che arrivano dall'Australia sono positive".

Il rinvio del film

"Si vive una volta sola" è il film che vede protagonista Carlo Verdone, Rocco Papaleo, Max Tortora e Anna Foglietta, incentrato su una storia di amicizia con la quale si possono scoprire tanti aspetti della personalità di ognuno di noi, che non sempre vengono fuori. Il film doveva uscire il 26 febbraio nelle sale, ma a causa dell'emergenza Coronavirus, l'uscita è stata rimandata a data da destinarsi. "Il film è interamente ambientato in Puglia, si basa sull'amicizia ed è senza dubbio quello col miglior cast che abbia mai avuto" ha dichiarato il regista romano.

La sua carriera da attore

La sua passione per il mondo del cinema è partita proprio dalla casa sua, infatti la vicinanza del padre, noto insegnante di Lettere alla Sapienza, l'ha avvicinato tantissimo allo studio del teatro e della letteratura. Eppure la sua peculiarità sta nell'essersi discostato dai personaggi canonici e averne creati di nuovi e unici nel loro genere: "

All'epoca mi ispiravo a persone qualunque, che si potevano incontrare in strada. Oggi è diverso, scrivo e penso i miei film in base ad un'idea e poi adatto i personaggi. Non ho un personaggio preferito o a cui sono più affezionato, ma quello di Leo, con lo sguardo rivolto verso l'alto, è senza dubbio il più poetico. Devo molto a Roma e al mio quartiere, è lì che ho sempre trovato l'ispirazione per i primi personaggi. Mi voglio prendere un merito: quello di essere stato uno degli ultimi a valorizzare il ruolo dei caratteristi. E oggi non posso non ricordare amici come Mario Brega, Elena Fabrizi (la Sora Lella, ndr) e Angelo Infanti.

Il ricordo di Sergio Leone e Alberto Sordi

Non sono mancati dei ricordi memorabili dei suoi esordi, quando ancora giovanissimo ha avuto l'opportunità di incontrare personaggi influenti nel mondo del cinema, delle personalità che gli hanno cambiato il modo di approcciare al mezzo cinematografico e gli hanno lasciato degli insegnamenti indimenticabili. Tra i primi ricordi spunta quello con uno dei grandi nomi del cinema italiano, Sergio Leone: "Ebbe il coraggio di puntare su un giovane emergente, come me, era una persona eccezionale. Ricordo che mia figlia non stava bene e la portai a Ostia per respirare un po' d'aria, poi passammo a casa sua. Lui sonnecchiava mentre vedeva la sua Lazio, era un grande tifoso biancoceleste, e mia figlia gli tirava la barba lunga. Quella fu l'ultima volta che lo vidi prima della sua morte".

 Memorabile è anche l'incontro con Alberto Sordi con cui ha girato anche uno dei film più noti della sua carriera, ovvero "In viaggio con papà". Verdone lo ricorda con molto affetto e trasporto e racconta alla Venier: "Non solo un grandissimo del nostro cinema, ma anche una persona eccezionale. Vi svelo una cosa: lui decise di tagliare parecchie scene de "In viaggio con papà" perché era troppo lungo, ma tagliò solo ed esclusivamente quelle in cui appariva solo lui. Ricordo che quando nacque mia figlia venne insieme a Sergio Leone e portò un'orchidea, che vive ancora oggi dal 1986: per me significa che lui ci vuole ancora bene e ci protegge. E non è vero che era tirchio, ha sempre fatto beneficenza senza farlo sapere.

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