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Carla Fracci, le lacrime di Anbeta Toromani: “La più grande, ma voleva la chiamassi per nome”

Fanpage.it ha raggiunto Anbeta Toromani, ballerina che aveva conosciuto Carla Fracci ad Amici. Era l’anno scolastico 2002/2003 ma l’etoile italiana più famosa al mondo e quell’allieva dal talento straordinario non si sarebbe mai più perse di vista. Si commuove Anbeta ricordando quella signora della danza: “Era la più grande ma mi aveva chiesto di chiamarla per nome”.
A cura di Stefania Rocco
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Una foto con Carla Fracci pubblicata su Instagram, in quello scatto tutta la passione che ha accomunato l’etoile italiana più famosa al mondo ad Anbeta Toromani, ballerina dal talento straordinario che ebbe l’opportunità di conoscerla ad Amici durante l’anno scolastico 2002/2003. Da allora non si sarebbero ami più perse di vista. “Ho pubblicato su Instagram una foto con Carla. È tratta da uno spettacolo che abbiamo fatto insieme a Cremona, un omaggio a Stradivari durante lo STRADIVARIfestival nel 2017. La incontrai la prima volta quando avevo 23 anni ad Amici. Maria De Filippi la invitò per farmi una sorpresa, ricordo che mi emozionai tantissimo. In questi anni ci siamo sempre riviste, per una ragione o per l’altra”, racconta Anbeta a Fanpage.it che l’ha raggiunto dopo la notizia della morte di questa artista straordinaria.

Qual è l’aspetto che meglio caratterizzava Carla Fracci nel privato?

Tra le altre cose, di lei ricordo questo: quando la incontrai al San Carlo, mi permise di chiamarla Carla. Alessandro (Macario, primo ballerino del San Carlo e compagno di Anbeta, ndr) e tutti gli altri la chiamavano “signora”, non perché lo avesse chiesto lei ma perché era la signora Carla Fracci. A me chiese di chiamarla per nome.

La signora della danza.

Non solo della danza. Era la signora di tutto. Non rara, Carla era unica. Quando ho ballato “Giselle” per la prima volta sono andata a studiare tutte le ballerine che avevano interpretato quel ruolo, quelle della mia epoca, quelle più giovani e quelle più grandi di me, le dive della danza. Nessuna era come lei e non solo nel ruolo di Giselle. È stata una pagina della storia mondiale, ha portato la danza italiana nel mondo. Ancora oggi i genitori che iscrivono le proprie figlie ai corsi di danza, augurano loro di “diventare una Carla Fracci”. Fanno il suo nome, quello di nessun altro. La sua fama si è tramandata di generazione in generazione.

Anbeta Toromani con Carla Fracci
Anbeta Toromani con Carla Fracci

Sapevi della sua malattia?

Sì, lo sapevo però non mi va di dire di più. È stato un segreto e rimarrà tale.

È evidente, tra quelli l’amavano o che avevano avuto la possibilità di lavorarci, il senso di rispetto nei confronti di Carla Fracci.

Perché le va riconosciuto quello che ha fatto. Non è così scontato essere una grande, riconosciuta da tutti, e continuare a donarsi. Carla non faceva differenza tra professionisti e semplici amanti della danza. Per lei contava divulgare la sua arte. Ne abbiamo parlato tante volte, mi raccontava che aveva ballato perfino sui sassi, in posti in cui proprio non si poteva ballare, pur di permettere a più persone possibile di fruire di questa arte. Non ne aveva bisogno, aveva già avuto la sua carriera lunghissima. Avrebbe potuto fermarsi molto prima ma non lo ha mai fatto.

Quell’aria di austerità sul palco, dettata anche dalla disciplina imparata in sala fin da bambina, la caratterizzava nella vita?

È una caratteristica che accomuna un po’ tutte le ballerine. Si è severi soprattutto con se stessi, non nei confronti degli altri. In realtà si tratta di disciplina, la acquisisci in sala e diventa parte della tua vita, ti spinge a migliorarti. Carla era rigorosissima: nella ricerca dei dettagli, nelle prove, nei costumi, nelle pettinature, nel trucco. Tutto doveva essere allo stesso livello, di una certa qualità. Era ricerca della bellezza, non della perfezione.

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Qual è il ricordo che porterai con te?

Carla l’ho vissuta in sala, l’ho vissuta da spettatrice e da vicinissimo. Quando abbiamo preparato quello spettacolo a Cremona, dormivamo tutti nella stessa casa, vivevamo insieme 24 ore al giorno. Quello che mi faceva sempre effetto guardandola era il suo sorriso, un sorriso da bambina. Mi commuove pensarci…(Anbeta piange, è  costretta a fermarsi prima di riprendere il suo racconto, ndr). Scusami, è che speravo non accadesse. Carla aveva ancora tanto da dare, le donne come lei non dovrebbero mai morire.

Ad agosto avreste dovuto partecipare insieme allo spettacolo “Carla Fracci Mon Amour” organizzato in suo onore.

Carla sarebbe dovuta essere presente, era l’ospite d’onore. L’idea dello spettacolo era nata come un omaggio da tributarle, adesso cambierà tutto. Sono certa che non sarà l’unico spettacolo in suo onore. Merita di essere ricordata. Era nata con una luce speciale, altrimenti non sarebbe stata Carla Fracci.

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