Callegaro – MasterChef, caso in tribunale. Il cuoco si difende e nomina un legale
Il caso della vittoria di Stefano Callegaro a MasterChef si arricchisce di una nuova puntata. Dopo la decisione di Magnolia di portare il caso in tribunale a seguito degli innumerevoli servizi realizzati dal Tg satirico Striscia la Notizia, il cuoco ha deciso di nominare un legale affinché lo difenda nelle sedi competenti. Il caso è ormai chiaro. Il programma di Antonio Ricci ha sollevato non poche perplessità circa la regolarità della partecipazione di Stefano al programma. Secondo Striscia, l’uomo avrebbe già lavorato nel ruolo di cuoco professionista all’interno di una serie di ristoranti e aziende che producono preparati alimentari, e presentandosi a MasterChef senza dichiararlo avrebbe violato esplicitamente il regolamento. Stefano ha sempre negato di aver avuto esperienze da cuoco in campo professionale e il dibattito tra la trasmissione e il vincitore ha spinto Magnolia a chiedere di poterci vedere chiaro attraverso un accertamento da realizzare nelle sedi competenti. È di oggi la notizia che Callegaro abbia nominato un legale al fine di difendersi. Attraverso una nota pubblicata dall’avvocato Guada Bozino che lo assiste, l’uomo ha reso pubblica la sua soddisfazione nei confronti della decisione presa da Magnolia:
Così potrà essere provata la mia regolare partecipazione al programma, la serietà della trasmissione televisiva, di cui sono il vincitore, e messe definitivamente a tacere tutte le malelingue.
La nota prosegue attraverso le parole dell’avvocato:
Gli innumerevoli servizi mandati in onda negli ultimi tre mesi dal Tg satirico hanno fortemente compromesso e danneggiato la sua attendibilità personale e professionale. Agiremo giudizialmente in tutte le competenti sedi nei confronti di coloro che hanno reso versioni dei fatti in completo disaccordo con quanto documentalmente dimostrato.
Stefano si prepara alla guerra e non esclude la possibilità di potersi rivalere nei confronti di Striscia la Notizia in attesa che la sua presunta buona fede sia provata in tribunale.