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Bruno Vespa alla donna vittima di violenze: “Lei è fortunata”. Scatta il provvedimento disciplinare

“Lui è innocente”, “Lei non corre rischi”, “Se avesse voluto ucciderla l’avrebbe uccisa”. Così Bruno Vespa nell’intervista a Lucia Panigalli, vittima di aggressione da parte dell’ex che oggi è costretta a vivere sotto scorta. Immediata la bufera contro Porta a Porta, cui è seguito il provvedimento disciplinare da parte dell’Ordine dei Giornalisti e condanne da Usigrai e Fnsi.
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A cura di Valeria Morini
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Bruno Vespa sarà sottoposto a un provvedimento disciplinare da parte dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, in seguito all'intervista a Lucia Panigalli, andata in onda nella puntata di Porta a Porta del 17 settembre. La donna ha raccontato la sua storia di vittima di un uomo violento, condannato per aggressione nei suoi confronti e successivamente tornato libero, nonostante abbia espresso l'intenzione di assassinarla. La condotta di Vespa nel corso del colloquio, nonostante la delicatezza del tema trattato, è apparsa più volte offensiva nei confronti della Panigalli, con un atteggiamento assolutorio verso il carnefice e un tentativo continuo di ridimensionare la portata del dramma vissuto dalla donna. Immediato l'intervento della Commissione Pari Opportunità dell'Ordine.

La storia di Lucia Panigalli

Nell'intervista (nel video sotto a partire dal minuto 1.00 circa), Lucia Panigalli ha raccontato di essere stata aggredita nel 2010 dall'ex fidanzato Mauro Fabbri, con cui aveva chiuso dopo 18 mesi di relazione a intermittenza: "Sono rientrata a casa una sera e mi sono vista sbucare nel buio un individuo con passamontagna e coltello in mano. Mi ha trascinato nel buio, ripetendomi più volte "Ti uccido". Ho riconosciuto la voce, gli ho tolto il passamontagna. Ho pensato che non poteva farmi del male, pensavo a uno scherzo brutto. Mi sono ritrovata a terra con lui a cavalcioni, ha cercato di darmi una coltellata alla base del collo, ma la sciarpa ha frenato il colpo. Mi ha fatto uno squarcio sopra il sopracciglio, un colpo sferrato alla cieca". Ed è qui che Vespa ha pronunciato una delle frasi al centro della bufera: "Se avesse voluto ucciderla l'avrebbe uccisa". In realtà, l'omicidio non è avvenuto soltanto perché la lama del coltello si è staccata dall'impugnatura. Nonostante le botte, la donna si è salvata rientrando precipitosamente in casa. L'uomo, dopo 8 anni e mezzo di prigione, è in libertà vigilata ma vive a pochi chilometri da lei. Prima di uscire dal carcere, inoltre, ha chiesto al suo compagno di cella di ucciderla in cambio di 25mila euro, un'auto e un trattore. Il fatto è stato immediatamente denunciato e comprovato dalle registrazioni ambientali, ma Fabbri non ha ricevuto alcuna condanna.

La donna vive sotto scorta, Vespa: Così non corre rischi

Da quel momento, la signora è costretta a farsi accompagnare da una pattuglia dei Carabinieri ogni volta che esce di casa. "Diciamo che non corre rischi", è la risposta di Vespa, cui la donna ha replicato: "Io temo molto per la mia vita, perché quest'uomo ha dimostrato di non essere lucido". Fabbri, infatti, è stato "Assolto perché il reato non è previsto dalla legge, non perché non esiste", dal momento che secondo l'articolo 115 del Codice penale "qualora due o più persone si accordino allo scopo di commettere un reato, e questo non sia commesso, nessuna di esse è punibile per il solo fatto dell'accordo". "È stato assolto perché non c'è il reato. Capisco lei, signora, e capisco la legge", è stata la risposta di Vespa, che ha condotto l'intera intervista sorridendo, commentando la vicenda con frasi come “Lei è fortunata”, “Lui è innocente”, “18 mesi sono un bel flirtino”, "Ma era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere se non con la morte? Fin che morte non ci separi". Insomma, una continua colpevolizzazione della vittima, che ha suscitato un comprensibile polverone presso il pubblico.

L'intervento dell'Ordine dei Giornalisti

Immediato l'intervento dell'Ordine dei Giornalisti, con una nota della Commissione Pari Opportunità del Consiglio nazionale, che "deplora contenuti, toni e linguaggio utilizzati nella trasmissione Porta a Porta del 17 settembre 2019, durante la quale il conduttore Bruno Vespa ha reiterato un atteggiamento ambiguo, scorretto e irrispettoso nei confronti di una donna già vittima di violenza". "La commissione", continua la nota, "chiede una maggiore attenzione alla Rai nella verifica delle trasmissioni dal contenuto particolarmente sensibile come questo, anche alla luce dell'adesione dell'azienda al Manifesto di Venezia per una corretta informazione contro la violenza sulle donne. La commissione per le Pari Opportunità del Consiglio nazionale ricorda inoltre a quanti chiedono l'intervento dell'Ordine che la competenza delle sanzioni come per tutti gli ordini professionali, in base DPR 137/2012, è passato ai consigli di disciplina, che sono totalmente autonomi rispetto agli Ordini". A far scattare il provvedimento, è stata una segnalazione privata:

Chiunque, non solo l'Ordine dei giornalisti, può segnalare a detti consigli di disciplina casi in cui le carte e i principi deontologici non siano stati rispettati. Per cui Bruno Vespa, in seguito a un regolare esposto di una privata cittadina sarà sottoposto al rituale procedimento disciplinare concluso il quale seguirà il pronunciamento.

"Per noi", ha spiega Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell'Odg "Vespa, al di là dell'inquadramento contrattuale con la Rai, resta un giornalista, finché è iscritto all'Ordine". Il comportamento di Vespa è stato denunciato anche dal sindacato Rai e dalla Commissione pari opportunità della Federazione nazionale della stampa italiana. “Di fronte ai continui episodi di violenza contro le donne", si legge nella nota congiunta," la Rai dovrebbe essere promotrice di cambiamento culturale. E invece dobbiamo assistere all’ennesima intervista che mette sotto accusa la vittimaNon è nuovo Vespa a questo tipo di interviste, che si trasformano in interrogatori alle donne invece che in occasioni per raccontare e approfondire un fenomeno strutturale come quello della violenza". Prosegue durissima la condanna di Usigrai e Fnsi:

Ci chiediamo come sia possibile, alla luce del ruolo che la Rai svolge al servizio delle cittadine e dei cittadini, che possa venire tollerata una tale, distorta, tossica rappresentazione della violenza contro le donne.

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