Biagio Agnes è morto: addio al padre del giornalismo televisivo
Si è spento la scorsa notte Biagio Agnes, a 82 anni (ne avrebbe fatti 83 a luglio). I suoi inizi lo vedono cronista per Rotosei e il Corriere dell'Irpinia, ma il segno Agnes lo lascia in Rai, nella cui azienda l'avventura comincia nel lontano '58. Alla sua persona dobbiamo alcune delle istituzioni più longeve della rete pubblica, quale l'edizione del Tg all'ora di pranzo, con i giornalisti-mezzo busto, la nascita di Saxa Rubra, ad oggi il quartiere televisivo maggiormente produttivo a Roma, e la sua fondamentale spinta alla creazione della terza rete Rai.
Il suo amore per il piccolo schermo, testimoniato dal libro scritto a due mani, con Antonio Mazza, Tv. Moglie, amante, compagna, raggiunge a pieno i mezzi per essere dimostrato, con la nomina a direttore generale, nell'82: una carica portata avanti per 6 anni, attraverso battaglie mediatiche, a suon di milioni di lire, con le reti commerciali del patron Berlusconi. Un lascito gravoso di debiti, per i successivi dg, che tralasciando il lato economico, ha delineato questa figura di servitore della tv, tenace e senza eguali.
Ad Agnes la Rai deve anche l'introduzione del televideo e l'incentivazione delle trasmissioni via satellite e in alta definizione: queste le prerogative che portano Agnes, nell'87, ad esser nominato cavaliere del lavoro, soprattutto per il servizio prestato alla tv pubblica. L'ex dg Rai, dopo questo importante riconoscimento, verrà insignito di una laurea honoris causa in Comunicazione e Telecomunicazioni a Buenos Aires e una in medicina e chirurgia a Parma, nel 2004, sempre per onorevoli meriti, tra cui anche l'istituzione della rubrica medica televisiva Check Up. Un anno dopo, per scelta del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, diventa cavaliere di Gran Croce.
Sempre 6 anni fa, Agnes è in lizza per la massima carica dell'Autorità delle Comunicazioni, ma Calabrò ha la meglio su tutti i papabili candidati. La stagione del potere, per il giornalista ed ex direttore aziendale, è ormai giunta al termine: messe da parte scrivanie e carte che scottano, Agnes diventa figura simbolo della promozione della comunicazione ed informazione in tv. Presenzia cerimonie di presentazione sul mondo delle telecomunicazioni, come l'evento con Loretta Goggi e Gianni Brezza di presentazione di una collana di sceneggiati Rai, o premi nazionali per la stampa e le comunicazioni, come l'Amalfi MediaWord, che l'avrebbe visto il prossimo 17 luglio salire sul palco come premiante della Rai e del suo percorso televisivo, sino ad oggi.
Biagio Agnes è stato un valido rappresentante della televisione italiana: la sua esperienza giornalistica, messa al servizio della tv di Stato, ha fatto sì che la Rai degli anni '80 si distinguesse per qualità dei programmi, corretta informazione ed egemonia mediatica, per la quale l'ex dg si è tanto battuto. La televisione pubblica d'oggi è ben lontana dall'epoca Agnes, ma siam sicuri che al nuovo dg Lorenza Lei gioverebbe attingere dagli insegnamenti del compianto giornalista di Serino, che ha lasciato in terra una consistente eredità. Chapot, Biagio Agnes!