Beppe Vessicchio su Sanremo: “Vale la pena farlo, soprattutto per gli artisti emergenti”
La fattibilità del Festival di Sanremo è diventata ormai una delle priorità della Rai che, quindi, ha deciso di rimettersi alle direttive del Comitato Tecnico Scientifico e realizzare una kermesse senza pubblico ed eventi collaterali. Intanto, tra le tante voci che spuntano per parlare di Sanremo, c'è quella di Beppe Vessicchio, uno dei volti storici dell'Ariston, della musica e della televisione italiana. Il maestro, quindi, spiega perché è giusto portare avanti lo show, anche senza pubblico.
Il Festival è un'opportunità per i giovani
Tanti sono i motivi per i quali è necessario che il Festival di Sanremo veda la luce anche quest'anno, nella sua 71esima edizione anche se diversa dalle altre e Beppe Vessicchio su questo ha le idee molto chiare: "Il primo è per i giovani talenti. Il secondo per il Paese: privato persino delle strette di mano, concedere agli italiani un leggero ristoro dal piccolo schermo sarà sempre meglio del silenzio. ai più grandi d'età. Non possiamo cancellare anche l'occasione di Sanremo". Il maestro, raggiunto da La Repubblica, ha messo in campo la sua esperienza festivaliera e ha sottolineato quanto sia importante per gli artisti, siano essi affermati o meno, salire su quel palcoscenico:
È come un organismo biologico, ha una vita tutta sua malgrado ogni anno parli per bocca di interpreti che, chi meglio chi peggio, lo organizzano e lo conducono. Gli artisti vanno a Sanremo per rinascere, cioè per confermare la propria identità, nel caso dei big. O per nascere, ed è il caso di chi esordisce. Vogliamo fermare questo processo biologico della musica italiana? Direi proprio di no. Malgrado l'amarezza del pubblico assente"
È giusto fare Sanremo
Vessicchio, che ha assistito alle selezioni di Sanremo Giovani, ha raccontato all'Agi come in questo momento di stop dell'intrattenimento musicale, teatrale, per gli artisti sia stato vitale riprendere a lavorare: "Se sapesse la gioia di quei sorrisi intuiti sotto le mascherine dei musicisti, dei tecnici, degli addetti Rai. Ciascun componente dell'orchestra attaccato al suo strumento come se fosse un ulteriore dispositivo di sicurezza, una zattera per guadare l'oppressione del momento". Il direttore d'orchestra continua dicendo: "Metto in conto le polemiche, le opinioni conflittuali, le frittate fatte ma ripeto, vale la pena".