“Barbara d’Urso non fa abuso della professione giornalistica”, archiviate le accuse
"Barbara d'Urso svolge correttamente l'attività di conduttrice televisiva nei programmi di Infotainment". È la sentenza del Gip del Tribunale di Monza, che, con il provvedimento definitivo del 24 febbraio 2016, ha rigettato e archiviato per infondatezza l'accusa di "esercizio abusivo della professione giornalistica" intentata contro la conduttrice dal Presidente dell'Ordine nazionale dei Giornalisti Enzo Iacopino, nel 2014.
La denuncia/esposto era stata presentata alle Procure di Roma e di Milano, ai Garanti della Comunicazione e per la protezione dei dati personali e al Comitato Media e Minori presso il Ministero dello Sviluppo economico. Sotto accusa, servizi contenuti nei programmi della D'Urso come "Pomeriggio 5" e "Domenica Live", nella quale la conduttrice si sarebbe occupata di casi di cronaca e interviste pur non avendone il titolo, non essendo iscritta all'ordine dei giornalisti.
Esulta Mediaset: "Tutelata la libertà di pensiero"
Il Giudice ha accolto la richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero Walter Mapelli, per la "tutela dei diritti fondamentali, quali quello di libertà di manifestazione del pensiero". Le trasmissioni della D'Urso rientrano nella categoria "infotainment"; la presentatrice è inoltre coadiuvata da una redazione di giornalisti professionisti. "Un rilevante precedente giuridico in tema di libera manifestazione del pensiero, a tutela di chiunque operi nel mondo mediatico e più in generale per tutti i cittadini", spiega in una nota il gruppo Mediaset.
L'accusa di Iacopino
Così, oltre un anno fa, scriveva Iacopino in un lungo documento, diffuso anche su Facebook:
Si susseguono nel programma televisivo "Domenica Live" trasmesso da Canale 5 (Mediaset), interviste curate dalla conduttrice Barbara D'Urso e realizzate dalla stessa con modalità che non tengono conto di esigenze quali la difesa della privacy e/o il coinvolgimento dei minori, dinnanzi cui finanche il diritto di cronaca trova un limite sancito sia dalla legge e sia dalle carte deontologiche che regolano la professione giornalistica. Si evidenzia, pertanto, che la signora D'Urso pur non essendo iscritto all'Albo dei giornalisti, compie sistematicamente un'attività, l'intervista, individuata come specifica della professione giornalistica, senza esserne titolata e senza rispettarne le regole, con negative ripercussioni all'immagine di quest'Ordine.
Il Tribunale, però, ha dato torto al Presidente dell'Ordine. Ironia della sorte, la notizia della sentenza si diffonde proprio pochi giorni dopo la divertente ospitata della D'Urso a C'è posta per te, in cui l'esilarante Virginia Raffaele, calatasi nei panni della criminologa Roberta Bruzzone, l'ha chiamata (più o meno per gli stessi motivi) "sciacalla".