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Antonio Ciontoli a Storie Maledette, Anzaldi: “La Rai deve scuse alla famiglia di Marco Vannini”

“Una brutta pagina di servizio pubblico”. La definisce così il senatore del Pd Michele Anzaldi, segretario e membro della Commissione Vigilanza, la doppia puntata dedicata ad Antonio Ciontoli, che ha messo in mostra un lato dell’uomo che, forse, potrebbe sbilanciare l’opinione pubblica. “La Rai ha perso equilibrio e ha il dovere di rispondere alla famiglia di Marco Vannini”, chiosa.
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La puntata di "Storie Maledette" dedicata ad Antonio Ciontoli, condannato in primo e in secondo grado per la morte di Marco Vannini, è stata stigmatizzata dagli stessi spettatori ma soprattutto accolta con sconcerto dai familiari del ragazzo rimasto ucciso. Come è noto, l'avvocato della famiglia di Marco Vannini, Celestino Gnazi, ha scritto una lettera ai vertici Rai all'indomani della messa in onda della doppia puntata del programma condotto da Franca Leosini. Oggi, il senatore Michele Anzaldi, segretario e membro della Commissione Vigilanza, esprime solidarietà alla famiglia di Marco Vannini e amplifica le parole del loro avvocato: "La Rai ha perso l'equilibrio". 

La Rai deve rispondere alla famiglia di Marco Vannini

"Una brutta pagina di servizio pubblico". La definisce così il senatore del Pd Michele Anzaldi, segretario e membro della Commissione Vigilanza, la doppia puntata dedicata ad Antonio Ciontoli, che ha messo in mostra un lato dell'uomo che, forse, potrebbe sbilanciare l'opinione pubblica in un momento delicatissimo per il processo che è in attesa della Cassazione. Anzaldi spiega: "Non deve avere meno diritti di chi non è sotto processo, ma non può averne neanche di più". 

Quella che è andata in onda a “Storie maledette” su Raitre nell’ultima settimana è stata una brutta pagina di servizio pubblico: la Rai ha perso l’equilibrio che dovrebbe sempre contraddistinguerla e ha mandato in onda un’intervista (Franca Leosini al signor Antonio Ciontoli) che esperti e una parte importante del pubblico hanno giudicato inopportuna. Ma soprattutto quell’intervista ha rinnovato il dolore di una famiglia che ha perso un figlio. Da giorni ricevo segnalazioni e lettere indignate di cittadini rimasti disgustati da quello che hanno visto. Ognuno ha il diritto di pensarla come crede, ma ciò che è chiaro è che chi è stato condannato in primo e secondo grado, in attesa della Cassazione, non deve avere meno diritti di chi non è sotto processo, ma non può neanche averne di più. Perché quell’intervista è stata mandata in onda senza alcun contraddittorio, visto che il caso giudiziario è ancora aperto? Perché alla famiglia Vannini e alla propria difesa non è stato dato diritto di replica? E di certo non sono loro sul banco degli imputati. La Rai ha il dovere di rispondere alla richiesta dell’avvocato Celestino Gnazi, legale della famiglia Vannini, e speriamo che lo faccia autonomamente, senza costringerci a presentare l’ennesimo atto di sindacato ispettivo.

La reazione di Marina, la madre di Marco

Prima della lettera ai vertici Rai, anche la madre di Marco Vannini, la signora Marina, aveva pubblicato un messaggio diretto a Franca Leosini, la conduttrice: "Mi ha fatto molto male sentirmi appellare da lei come ‘la Madonna Addolorata' ed essere definita più volte durante la sua trasmissione come ‘una madre disperata', che sostanzialmente non sa quello che dice". 

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