Antonia Fotaras, parla Ade di Luna Nera: “In Italia, la parità di genere non è ancora la normalità”
Luna Nera è la nuova serie italiana Netflix, disponibile sulla piattaforma dal 31 gennaio 2020. È una serie fantasy, per questo unica nel suo genere in Italia, che esplora l'epoca della caccia alle streghe. Una serie coraggiosa e ambiziosa, tratta dal romanzo "Le città perdute. Luna Nera" di Tiziana Triana, scritta e diretta da un team creativo tutto al femminile.
L'intervista a Antonia Fotaras
A Fanpage.it abbiamo intervistato Antonia Fotaras, attrice protagonista della serie tv con il personaggio di Ade. L'attrice romana, dopo il debutto cinematografico con Matteo Rovere ne "Il primo Re", è al suo primo progetto per Netflix. Nella trama di Luna Nera scopriamo che Ade è la depositaria di un potere a lei sconosciuto. Episodio dopo episodio, il mistero verrà svelato. Con lei, abbiamo parlato di stregoneria, di parità di genere e, legandoci all'attualità, anche del Festival di Sanremo alle porte: "Uomo o donna, vinca il migliore, a prescindere dal genere. Questo è quello che vorrebbe una strega".
Luna Nera rappresenta una sfida interessante, inedita in Italia. Quali sono le tue impressioni su tutto il progetto?
È qualcosa di unico nel suo genere in Italia, sicuramente. È un progetto coraggioso, ambizioso che cerca attraverso il fantasy di portare alla luce, ai giovani soprattutto, concetti e temi molto forti.
In che modo?
Si cerca di unire tante informazioni, non solo il genere. Il genere serve a raccontare qualcosa di più. Non vedo l’ora di vedere il feedback del pubblico.
Una serie che parla di donne, scritta, diretta e interpretata per lo più da donne. È la migliore risposta possibile a certe resistenze?
Penso di sì. Ma solo quando si smetterà di far notare che Luna Nera è ‘una serie fatta da donne, con personaggi femminili', quando non ci sarà più bisogno di sottolineare tutto questo, solo allora ci sarà stato un cambiamento. Lavoriamo per questo.
In che senso?
Al momento, sono d'accordo che bisogna dire che dietro la macchina da presa ci sono tre registe. Perché, in effetti è così. In Italia, io non l’ho mai vista una serie diretta da tre registe. Al momento va ancora puntualizzato, ma noi sogniamo un mondo in cui la parità di genere diventa la normalità senza aver bisogno di sottolineare, appunto, ciò che è normale.
Il tuo personaggio è bellissimo, ha tanti conflitti interiori, personali ed extra-personali che la spingono a superare difficoltà e limiti. Fino alla rivelazione finale, senza spoiler, come hai visto l’evoluzione del tuo personaggio?
Ade parte da un momento iniziale in cui le viene sconvolta la vita. Veniva da una infanzia dura e da uno shock molto forte. Si trova quindi a dover sopravvivere con una comunità di donne. Da lì, si svilupperanno tante cose. Il rapporto con queste donne non è solo di amore e accoglienza, ma anche di conflittualità. È una adolescente a cui sono successe troppe cose. Questa disperata ricerca di se stessa, tende a delle conseguenze che vedremo solo alla fine della prima stagione.
Ecco, a proposito, ma la seconda stagione?
Non possiamo ancora dirlo, non la diamo per scontata e facciamo gli scongiuri. Aspettiamo di vedere come andrà. Speriamo che si faccia, però, assolutamente.
Parliamo del rapporto con Pietro, l’attore Giorgio Belli, figlio del leader dei Benandanti (i cacciatori di streghe, ndr). È il più classico degli amori impossibili.
Con Pietro, Ade in qualche modo trova quel sogno di una vita normale. Senza fare troppi spoiler, le si apre una opportunità nuova in cui lei non deve essere una strega. Questo è il bello di Ade. Non è l’eroina felice di avere i poteri da strega. Ha tante sfaccettature, anche con Pietro. Ci sono i canoni dell’amore romantico, ma delle emozioni ancora più profonde. Lei vuole vivere con Pietro, riconosciuta per quello che è. Amata per quello che è.
Chi sono le streghe, oggi?
Le streghe sono quelle donne che non rispettano i canoni della società. Quelle che cercano di portare innovazione, che hanno qualcosa di diverso, quelle che hanno una marcia in più. Sono tra noi, siamo noi. Il tema resta vivo anche oggi.
“Un tempo le donne venivano bruciate in piazza, oggi l’odio le perseguita online”. A proposito della installazione che la produzione ha fatto a Milano con le offese più comuni a una donna.
È stata una iniziativa bellissima che sensibilizza a non utilizzare certe parole, certi appellativi negativi nei confronti delle donne. Quelle parole non vanno usate. Ci si focalizza sull’aspetto femminile, ma certa violenza viene rivolta anche agli uomini. Questa serie ha questo di fondamentale. Mette al centro tutto il discorso sulla parità di genere. Pensiamo a tutti gli aggettivi che vengono dati alle donne da bambine, così come agli uomini da bambini. Ai maschi si dice ‘non piangere’ è da femminuccia’. Una cosa del genere reprime l’intelligenza emotiva delle persone.
Cosa ti ha spinto ad accettare il ruolo di Ade e quali sono stati i tuoi riferimenti. Se ti sei ispirato a qualcuno?
Ho rivisto il Cigno Nero di Natalie Portman, perché penso abbia uno sviluppo molto di simile. Poi ho letto molto la leggenda di Lilith, considerata la donna che c’era prima di Eva, la strega per eccellenza.
La settimana prossima comincia Sanremo. Curiosamente, partito proprio da polemiche sulle frasi di Amadeus. Qual è il tuo punto di vista sulla vicenda, da strega.
Non ho seguito la vicenda, non ne so assolutamente nulla. Tendo a guardare poca televisione.
Con i tuoi poteri da strega, sai dirmi chi può vincere il Festival di Sanremo? Magari una donna?
Ma facciamolo vincere a chi è il migliore, a prescindere dal genere. Questo è quello che vorrebbe una strega.