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Alessandro Preziosi: “Mi sono buttato via, ma in maniera differenziata”

Nel presentare il suo ultimo film, “Nessuno come noi”, Alessandro Preziosi fa un bilancio del suo lavoro a “La Vita in Diretta”, in una intervista firmata da Tiberio Timperi. Si parla di social network e rapporto con i figli, del mestiere dell’attore e dell’importanza dei contenuti in questo mestiere e nella vita.
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Alessandro Preziosi, l'attore napoletano, è stato l'ospite del giorno nel momento "a tu per tu" con Tiberio Timperi. L'attore è nei cinema con "Nessuno come noi" di Volfango De Biasi e tratto dal romanzo di Luca Bianchini, edito da Mondadori. Nel film, l'attore fa coppia con Sarah Felberbaum. Una storia d'amore nei cinema dal 18 ottobre.

Il mestiere dell'attore

Ma cosa ha fatto Alessandro Preziosi per diventare l'attore che è oggi? Tiberio Timperi chiede a quello che aveva studiato per diventare avvocato, "come ha fatto saltare il tavolo".

Non ho fatto saltare nessun tavolo, io ho solo scelto questo lavoro per diventare più libero. Poi è capitato anche che mi trovassi in una gabbia. Io seguo questo lavoro. La libertà nel seguire questo lavoro non è semplice da ricercare. Alle cose bisogna dare un peso e questo mestiere la libertà te la mette e te la toglie in maniera un po' arbitraria.

Il rapporto con i figli

Alessandro Preziosi ha avuto due figli da due relazioni diverse. Andrea Eduardo Preziosi, nato nel 1995 dalla relazione con Rossella Zito, ed Elena Preziosi, nata nel 2006 dalla storia con Vittoria Puccini, avuta dal 2004 al 2010 (i due si erano conosciuti sul set di "Elisa di Rivombrosa").

Se i miei figli volessero fare gli attori? Fai, direi. A noi bastano pochi sguardi. La mia scelta è stata rispettata, formalmente era tutta da dimostrare. Quella è stata la benzina che mi ha dato la misura di quello che vuoi e di quello che vorresti essere. La prova migliore è il confronto con la famiglia, che ho avuto dalla mia parte. Ma aiuta anche averla contro, qualche volta.

La bellezza e i contenuti

Lui sa di essere famoso per la sua bellezza, ma precisa di venire da una generazione in cui senza il controllo dei contenuti, non si andava avanti. Svicola quindi da qualsiasi assegnazione da sex-symbol e traccia una linea di demarcazione netta tra chi è bello "ma non balla".

Vengo da una generazione in cui contano i contenuti. Era importante avere informazioni su cosa c'era intorno con i libri, con i giornali, ascoltando le conversazioni dei grandi. Io credo che la bellezza sia un meccanismo del mondo di oggi, che inserisce quelli che si danno da fare e quelli che non si danno da fare, io appartengo ai primi. Nella mia valigia d'attore non deve mai mancare certe letture. Perché l'attore che non ha tra le mani un pezzo di carta, che non sia un copione, ma le storie raccontate dalla letteratura italiana non fa da nessuna parte.

Il problema dei social

Un passaggio interessante anche sul rapporto con i social network e sullo scollamento che c'è con le nuove generazioni. "Far capire ai giovani che la vita non finisce domani" è la sua missione da genitore e quando Tiberio Timperi gli chiede se si è mai buttato via, lui ha la risposta pronta:

Instagram? È virtualità. C'è un problema tra genitori e figli, c'è la difficoltà di far capire che la vita non finisce domani. Si tende per la noia a muoversi in un territorio dove non è necessario sapere quello che fanno gli altri. Se mi sono mai buttato via? Si, ma in maniera differenziata.

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