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Alessandro Borghese: “Senza l’aiuto dello Stato posso resistere solo un altro mese”

In una lunga intervista al Corriere della Sera, lo chef Alessandro Borghese parla delle difficoltà che il settore della ristorazione ha incontrato in questi mesi di chiusura totale, ma anche di quelle che incontrerà non appena i locali riapriranno. Non soltanto problemi di denaro che, nonostante le promesse dello Stato, viene a mancare, ma anche difficoltà inerenti al distanziamento sociale, tanto in sala, quanto in cucina: “Qualcuno dovrà domandare ai clienti se sono parenti e in caso contrario dividerli? Non scherziamo”.
A cura di Ilaria Costabile
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L'emergenza coronavirus ha messo in crisi diversi settori che sono colonne portanti dell'economia, tra i tanti spicca la ristorazione. Tornare al ristorante richiederà molteplici accorgimenti che necessitano sempre di nuove puntualizzazioni, affinché la ripresa possa rispettare le regole in fatto di distanziamento sociale e ci siano tutte le precauzioni per evitare una nuova ondata di contagi. A parlare della situazione è lo chef Alessandro Borghese che in un'intervista al Corriere della Sera ha espresso le sue opinioni.

Le difficoltà nel settore della ristorazione

Si mostra piuttosto preoccupato lo chef di "4 Ristoranti" che, senza remore, ha parlato delle difficoltà che il suo settore dovrà affrontare anche dopo la riapertura. Non sono bastati i due mesi di lockdown, durante i quali ristoranti e bar hanno abbassato le saracinesche, ma anche nella Fase 2, quella che dovrebbe sancire la rinascita del Paese, non mancano le difficoltà, come dichiara Alessandro Borghese al Corriere della Sera: "L’assenza dello Stato sta radendo al suolo la ristorazione italiana. Non solo manca sostegno economico a un settore che è il fiore all’occhiello del Paese, ma anche le regole per iniziare a progettare la ripartenza non ci sono." Proprio in merito alle titubanze dello Stato in fatto di aperture, sebbene sia stato stabilito che adesso i ristoranti a seconda delle regioni in sui ci trovano potranno essere riaperti, lo chef ha rivelato di essersi preso carico di tutte le spese necessarie al sostentamento dei suoi locali, ma senza il supporto del governo non sarà semplice resistere:

Ora siamo fermi. È tutto chiuso. E sto anticipando l’assegno della cassa integrazione ai miei 64 collaboratori: non potevo permettere attendessero mesi prima dell’arrivo dei fondi a causa della burocrazia. Ma così non si può resistere a lungo. Un altro mese. Se le cose non si smuovono dovrò decidere cosa fare con il personale, le spese d’affitto e le bollette. Ma è un’evenienza in cui spero di non dovermi trovare.

I problemi della riapertura

Ma la riapertura non sarà certo una passeggiata, anzi, ci saranno delle perdite considerevoli se si pensa al fatto che il numero dei coperti dovrà essere drasticamente ridotto per evitare che si creano assembramenti nel locale e la questione della distanza, anche tra i commensali, rischia di essere un serio problema da dover affrontare. Una situazione intricata e dalla difficile risoluzione, quella che si prospetta da qui a qualche settimana. Ed è Borghese, proprietario del ristorante "Il lusso della semplicità", a spiegare nel dettaglio le problematiche in cui si potrebbe incorrere e che riguardano in primis il distanziamento, non la necessità di indossare mascherina e guanti: Se sarà di due metri il mio ristorante passerà da 95 coperti a 65. Ancora sostenibile. Se dovesse essere di più – in questi giorni è stato ipotizzato anche 4 metri – dovrò ripensare del tutto l’attività e in qualche maniera farò, ma tantissimi ristoratori non saranno nelle condizioni di riaprire. Ancor più ingarbugliata è la situazione alla quale ogni ristoratore si troverà davanti, nel dover stabilire se due persone che stanno allo stesso tavolo possano sedersi vicine, solo in caso di convivenza:

Una stupidaggine. Qualcuno dovrà domandare ai clienti se sono parenti e in caso contrario dividerli? Non scherziamo, chi verrà insieme sarà cosciente di quello che fa. Mi preoccupa, invece, che possa essere richiesto il distanziamento in cucina. Il fine dining ha piatti che richiedono anche due o tre persone per la preparazione. Inoltre, non è il mio caso, ma tantissimi locali (anche stellati Michelin, ndr) hanno cucine minuscole e non potrebbero mai adeguarsi.

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