Aldo Biscardi: “Non guardo il Processo di Enrico Varriale, mi fa senso”
In onda, ininterrottamente, da 36 anni. Nemmeno l'americano David Letterman è riuscito a fare tanto. È una colonna portante della tv italiana, Aldo Biscardi, la grande icona del giornalismo sportivo che ha fatto del suo decennale e mitico Processo il programma più longevo della storia della tv mondiale. Classe 1930, Biscardi compirà 85 anni il prossimo 26 novembre, ma non ha ancora intenzione di mollare. Trasmesso dal 1980 e passato su Raitre, Tele+2, TMC, La7, 7Gold, T e Italia53 (Biscardi in realtà iniziò a condurre nel 1983, nelle prime edizioni fu regista e capo redattore), il Processo oggi va in onda su Sport 1 (canale 61 del digitale terrestre). In una lunga e interessante intervista di Giancarlo Dotto per Dagospia, il decano televisivo si racconta, tra aneddoti gustosissimi e inediti e frecciatine a colleghi e "concorrenti", spiegando che per il momento la pensione è ancora lontana:
Andare avanti per me è naturale. Ieri ho finito la trasmissione a mezzanotte e oggi sono qui con te. Io mi ritengo un giornalista che ha lavorato con onestà. Non ho fatto niente di speciale per fare questo record. Quando lasciai la Rai dopo tredici anni, mi chiamarono subito quelli di Tele+, e così via.
Da Pertini ad Agnelli, i grandi ospiti del Processo
Un successo, quello del Processo di Biscardi, che è dovuto anche al ricchissimo parterre di ospiti transitati nella trasmissione.
Sono passati tutti da me. Dalla vita politica a quella artistica. Ho avuto Pertini collegato in diretta. Andreotti e D’Alema. Berlusconi l’ho avuto in diretta sei, sette volte. Ho avuto in studio anche Gianni Agnelli, contro la volontà di Boniperti.
Gli ascolti sembrano dimostrare che il pubblico non si è stufato ("Ieri ho fatto 2 milioni e 800 mila, quasi 3. Non ci credevo. Mi ha fatto piacere sapere che adesso si vede anche a Larino, il mio paese. Me l’ha detto mio cognato"), nonostante la concorrenza dell'altro "Processo", quello condotto da Enrico Varriale sulla Rai:
Varriale è un mio prescelto. L’ho fatto assumere io in Rai quando lavorava al Canale 21 di Napoli. C’era Manca presidente socialista. Gli ho detto che il padre di Varriale era socialista. “Prendiamolo!”, mi fa.
"Varriale? Non lo guarda nessuno il suo Processo"
Al collega, però, Biscardi non risparmia qualche frecciatina. Nonostante gli abbia ceduto lo show ("M’ha chiesto il permesso, la testata del programma è mia. Gliel’ho dato. “Fallo, tanto non ti temo”), il suo giudizio è spietato:
E infatti non lo vede nessuno il suo Processo. Sono in onda a quell’ora, ma non lo vedrei comunque. Mi fa senso. È una mia creatura cui hanno dato un nome posticcio
Sui colleghi: "Ilaria D'Amico è la migliore"
Il mitico Aldo parla senza peli sulla lingua anche degli altri colleghi giornalisti. Su Ilaria D'Amico: "È la migliore. Buffon mi era più simpatico prima. Capendo che la carriera va a finire, parla da manager, da giornalista, assegna i voti". Su Paola Ferrari e Marco Mazzocchi, che conducono Novantesimo minuto:
Si vede che lo fanno come una professione forzata. Non sono nati con l’istinto per quella cosa. Mazzocchi l’ho portato io in Rai. Poverina la Ferrari… La incontravo all’Hilton che non si dava pace. “Non capisco perché mi hanno tolto lo sport. Tutte invidie, gelosie, cattiverie”. Ora la Monica Maggioni l’ha ripresa. Non ci ho mai parlato con la Maggioni, ma a orecchio mi piace molto.
Biscardi: "Mai legato con i calciatori"
Anche il giudizio sui calciatori è piuttosto netto:
Con i calciatori non ho mai legato. Nessun calciatore è venuto in casa mia, al contrario dei dirigenti e delle vallette. Sono televisivi. Si controllano. Fai fatica a scoprire cosa pensano. Quelli dei miei tempi non gliene fregava niente. Vale anche per gli allenatori.
Quando Maradona si appartò con "l'attricetta"
Tra i racconti più bizzarri, non manca una curiosità su Pasolini ("Quella volta che andai come inviato di “Paese Sera” a Mosca con Pasolini per la festa della gioventù e lui abbracciò un ragazzo uscito mezzo nudo da casa"), ma il più divertente riguarda Diego Armando Maradona:
Ospite fisso. Avevo questa attricetta in trasmissione con me. Una volta ero già in studio che partiva la diretta e Diego non arrivava. “Dove cazzo sta?”, urlavo. Se ne stava chiuso in camerino con l’attricetta.
Il "problemino" di Carosio nella finale Brasile-Svezia del 58
Un vero in fiume in piena, Biscardi, che rievoca retroscena spesso imbarazzanti con la nonchalance e la serenità di uno che, in tre decenni, ne ha viste di tutti colori:
Il Processo nacque nell’appartamento di Biagio Agnes, allora direttore generale della Rai e tifoso Napoli. Lo considero il padre putativo del processo. Ti dico una bella cosa di Biagio. Berlusconi voleva rompere il contratto con Raffaella Carrà. Non funzionava. Io misi insieme Agnes, la Carrà e Berlusconi per risolvere la cosa. Raffaella tornò in Rai. Mi fece vedere un anello favoloso. Glielo regalò Berlusconi. Il commentatore preferito? Sarà antiquato, ma dico Carosio. Gran voce, improvvisava e ti dava il senso della partita. Oggi non te la fanno vivere la partita. Commentano troppo e non raccontano…te ne dico una bella su Carosio. Finale mondiale Brasile-Svezia del 58. A cinque minuti dalla fine Carosio se l’è fatta sotto. Quale pipì, si cagò sotto… Chiuse bruscamente la diretta a cinque minuti dalla fine. Un attacco di diarrea. Se la fece sotto in diretta. Questa non l’ho mai raccontata a nessuno.
Biscardi è così, diretto, vulcanico, unico. Non si lascia incantare dalle domande più personali ("Sbandamenti per le vallette? Diciamo di no. Tu sei un giornalista di razza, anche fosse stato credi che te lo direi? Mia moglie sta in clinica e torna domani. Se mi muore, poi la responsabilità è tua") e, sulla possibilità di arrivare all'edizione numero 40 del Processo, la risposta è da vero eroe della storia televisiva italiana: "Ho una salute di ferro grazie a Dio. Non ho bisogno di medici. Speriamo bene". La tv allunga la vita? "Si dice, ma non è vero. Più di qualcuno è morto".