A Sanremo sono spariti i talent show, dal 2013 gli Amici di Maria e X Factor non vincono più
Era il 21 febbraio del 2009 quando Paolo Bonolis, dal palco dell'Ariston, annunciava la vittoria di Marco Carta al Festival di Sanremo. Un evento, se si considera che si trattò della prima vittoria di un artista uscito da Amici all'Ariston, e l'inizio di una sorta di egemonia poi proseguita negli anni successivi, con il trionfo di Valerio Scanu nel 2010, il secondo posto di Emma Marrone nel 2011 e la vittoria della stessa l'anno successivo con "Non è l'inferno". Quando nel 2013 arriva anche la vittoria di Marco Mengoni, unico vincitore della storia di Sanremo reduce da X Factor, sembra la certificazione assoluta di un dominio dei talent sulla kermesse sanremese apparentemente inarrestabile.
Poi le cose sono andate diversamente. Dal 2014 in poi la situazione si capovolge. La quota talent continua ad essere una voce fissa nel cast di Sanremo, ma l'assioma apparentemente inconfutabile del successo al televoto che si traduce in consensi per Sanremo si sgretola progressivamente, nonostante alla vigilia di ogni Sanremo i bookmakers diano sempre come favorito un reduce dai talent show, che si tratti di un allievo della scuola di Maria De Filippi o di un concorrente del talent passato dalla Rai a Sky e condotto da Alessandro Cattelan.
La vittoria di Mengoni è l'ultimo trofeo dei talent
Dal trionfo de "L'essenziale" in poi per i talent show è un susseguirsi di passaggi a vuoto o quasi, se si considera che nel 2014 il miglior piazzamento è quello di Noemi, quinta nella classifica finale. Meglio di lei fa Annalisa nel 2015, classificandosi al quarto posto e va vicina alla vittoria Francesca Michielin nel 2016, arrivando seconda. Si fa rivedere Annalisa sul podio nel 2018, al terzo posto, ma l'impressione è che la spinta propulsiva degli show televisivi a sfondo musicale non riesca più ad avere grande capacità di incidere a Sanremo come accaduto in quel quadriennio d'oro. Si potrebbe considerare come segno di discontinuità il successo de Il Volo nel 2015, ma i tre, che si sono incontrati a Ti Lascio una Canzone da ragazzini, sono il frutto di un progetto discografico che ha preso forma all'estero, esaltando il messaggio del bel canto italiano nel mondo e non della matrice televisiva del progetto.
Dal 2017 vincono solo cantanti del vivaio di Sanremo
E nel frattempo cosa è accaduto? Che mentre gli ascolti di Sanremo hanno cominciato a crescere vertiginosamente e in controtendenza rispetto all'andamento della televisione generalista, la kermesse ha smesso di appaltare a società esterne la produzione di talenti e ha iniziato a formarseli in casa propria. I reduci dai talent non sono spariti affatto da Sanremo, ma a prevalere sono quegli artisti che il Festival coltiva in casa. Dal 2017 vincono sempre i cantanti prodotti in casa: prima Francesco Gabbani, che nel 2016 vinceva tra le Nuove Proposte, poi la coppia Meta-Moro, tutti e due provenienti dallo stesso vivaio; il 2019 è l'anno di Mahmood, anche lui arrivato dalle Nuove Proposte e chiude la fila Diodato, che nel 2013 aveva conquistato il secondo posto tra le Nuove Proposte con Babilonia.
Sanremo può quindi fare a meno dei talent show? Non è esattamente così e la presenza di Anastasio, Giordana Angi e Alberto Urso al Festival 2020 lo prova. D'altronde questi format continuano ad attrarre pubblico e chi esce da lì ha già una platea disposta all'ascolto. Forse la conclusione che se ne potrebbe trarre è che considerare i cantanti "normali" e i cantanti dei talent come rappresentanti di compartimenti stagni non abbia più alcun senso Negli anni il pubblico di Sanremo e quello dei talent sono stati interessati da un processo di omogeneizzazione, dovuto ad una importante opera di svecchiamento di Sanremo, che ha abbattuto quella barriera che sembrava separare le due platee dieci anni fa, finendo per depotenziare l'effetto dirompente che gli artisti dei talent, per lungo tempo considerati degli alieni all'Ariston, sono riusciti ad avere sul festival per un certo periodo di tempo.