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A Live – Non è la D’Urso serve un altro caso Pamela Prati: senza, è la copia di Domenica Live

Gli ascolti della terza puntata di Live – Non è la D’Urso dimostrano una notevole flessione rispetto ai risultati ottenuti in media nella prima edizione del talk condotto da Barbara D’Urso. C’è lo scoglio della domenica da superare, la giornata notoriamente più difficile nel palinsesto Mediaset. Ma senza il caso Prati, la serialità che ha garantito al format e una o più storie vere, si rischia di trasmettere in prima serata una versione più scintillante di Domenica Live.
A cura di Stefania Rocco
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Era il rischio considerato fin dall’inizio, quello di trasformare Live – Non è la D’Urso in una versione più scintillante di Domenica Live, con l'aggiunta delle sfere, da trasmettere di sera. Ieri questo rischio si è concretizzato: senza il caso Pratiful e la serialità che la storia di Pamela Prati e Mark Caltagirone ha garantito al format e senza un’altra vicenda a metà tra il gossip e il giallo (è questa la formula vincente) cui gli spettatori possano “affezionarsi”, il programma condotto in prima serata da Barbara d’Urso ha finito per assomigliare clamorosamente ai format che conduce con successo da anni per Mediaset. Ma che non bastano per la prima serata. Live – Non è la D’Urso si è ritrovato a sfiorare l’obiettivo del 12% di share previsto dalla rete. La terza puntata della seconda edizione è stata seguita da 1.808.000 spettatori con l’11.9% di share. Un risultato che non è dovuto soltanto all’esaurirsi del caso del finto matrimonio di Pamela Prati.

Lo scoglio della domenica

Confrontare i dati di ascolto della seconda stagione del format con quelli ottenuti con la prima edizione può essere fuorviante. Mediaset ha introdotto una modifica sostanziale: Live – Non è la D’Urso non va più in onda di mercoledì, è passato alla domenica. La domenica è una delle serate tradizionalmente più difficili per il palinsesto Mediaset, tanto che fino allo scorso era completamente dedicata alla fiction. La serie tv Victoria, trasmessa un anno fa nello stesso periodo preso in esame oggi, aveva realizzato ascolti tiepidi, ancora meno del 10%. Si era dovuto attendere l’arrivo de L’Isola di Pietro per poter superare Rai1 e la soglia dei 3 milioni di spettatori. Spostare Live – Non è la D’Urso alla domenica è stata una mossa dall’esito incerto. Se il caso Prati non si fosse esaurito tanto velocemente – e non era previsto – si sarebbe potuta tentare l’impresa. Ma così, senza una storia forte che faccia da traino al programma garantendogli una serialità, si rischia di procedere a tentoni in attesa di un colpo di genio che ancora non è arrivato.

Una Domenica Live scintillante con l’aggiunta delle sfere

Senza il caso Prati – che non è un fatto clamoroso isolato, esistono decine di casi di fantagossip che meriterebbero un approfondimento – Non è la D’Urso ha perso mordente, fino a diventare una versione più scintillante di Domenica Live con l’aggiunta delle sfere. E gli ascolti ne hanno comprensibilmente risentito, scendendo sotto la soglia dei 2 milioni di spettatori. Al programma servono oggi anche solo due casi rilevanti, due storie sulle quali indagare puntata dopo puntata. Un’altra serie tv tratta dalla vita reale da adattare al piccolo schermo. E chi lavora al format non la troverà in certi teatrini inverosimili cui è stato generosamente concesso il prime time. Quei contenuti così poco convincenti anche per il pubblico del pomeriggio non hanno speranza di imporsi in prima serata. Va bene anche il voyeurismo sfrenato, spiare la vita privata dei vip è la struttura stessa di certi format di successo, ma che almeno lo si faccia con storie di un certo tipo. Live – Non è la D’Urso, mantenendosi intorno a una media del 12%, non è ancora un flop ma senza sostanziali modifiche contenutistiche e di riorganizzazione del budget, rischia di diventarlo.

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