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A Le Iene le violenze in carcere: ‘Che ce ne frega dello Stato, qua comandiamo noi’

Matteo Viviani de Le Iene racconta la storia di Rachid, picchiato ripetutamente in carcere e che è riuscito a registrare alcune conversazioni con agenti e medici che sanno ma non denunciano.
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Con un servizio dal titolo ‘Lezioni di vita quotidiana' la iena Matteo Viviani affronta il problema delle carceri e delle violenze che si perpetuano in alcune di esse: il servizio mostra alcune registrazioni audio in cui un detenuto, Rachid, (condannato per violenza sessuale) ha registrato e reso note alcune discussioni con gli agenti di Polizia Penitenziaria del carcere di Parma.

Il detenuto ha dichiarato di essere stato ripetutamente picchiato mentre era in carcere ed è riuscito a dimostrare quelle che sono le regole carcerarie solo quando la moglie (‘Non è solo la botta che prendi ma è proprio il sistema che c'è dietro alle botte ad essere sbagliato') gli ha fatto avere un registratore, con cui l'uomo è riuscito a catturare discussioni in cui sia gli agenti che i medici se ne lavano le mani.

‘Qua in carcere comandiamo noi, né avvocati, né giudici. Qua i capi di stato siamo noi, che cazzo me ne frega a me del capo dello stato (…). Dal punto di vista della legge ho sbagliato, ma dal punto di vista mia no.

Le istituzioni non funzionano, dicono, e quindi la legge se la scrivono da soli: ‘Con gli stessi metodi (le violenze, ndr) abbiamo ottenuto ottimi risultati'. Ma il problema è che la copertura delle violenze avviene a più livelli, compresi quelli medici. Lo psicologo, infatti, a cui si rivolge Rachid gli consiglia di farsi i fatti suoi e accettare le cose come stanno, anche quando viene messo di fronte alla violenza di cui, dice, è a conoscenza:

Se rompo i coglioni qui mi complico la vita perché scrivono che non è vero (dicono che sei caduto dalle scale, che gli agenti si sono dovuti difendere). Non si riesce ad avere giustizia per il caso Cucchi, che è morto, figurati per te e poi anche per il direttore è una scocciatura.

Nonostante le pubblicazioni siano note da un anno e mezzo, nessuno degli agenti o dei medici ha avuto sanzioni disciplinari, anzi è stato richiesta l'archiviazione e anche il Ministro della Difesa Orlando ha spiegato che non può interferire con la Giustizia e che ha fatto tutto quello che poteva, lasciandosi sfuggire, dopo che l'inviato gli ha letto alcune frasi, che bisogna anche capirne il contesto.

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