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Nadia Toffa e il falso pomodoro italiano che arriva dalla Cina, ‘fatto con vermi e mosche’

Nadia Toffa porta le telecamere de Le Iene al centro della filiera produttiva che porterebbe il concentrato di pomodoro cinese in Italia, che successivamente verrebbe processato, miscelato e spacciato come “made in Italy”. Nel concentrato acquistato dalle aziende italiane, stando a quanto riportato dall’inviata de Le Iene, ci sarebbero anche vermi e mosche.
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È stato il servizio più chiacchierato della prima puntata de Le Iene, la protagonista è una delle inviate più amate, Nadia Toffa. La reporter, questa volta, ha mostrato tutta la filiera dei pomodori triplo concentrati che arrivano dalla Cina, importati in Italia per le aziende più importanti che si spaccerebbero come "made in Italy". In questo processo l'unico "made in Italy" è appunto il confezionamento, ma le materie prime, stando a quanto riportato dalla Toffa, arriverebbero esclusivamente dalla Cina. Tutto questo si tradurrebbe in un costo completamente abbattuto da parte dell'azienda italiana, una massimizzazione del profitto per un calo della qualità che si rifletterebbe direttamente sul consumatore finale che, convinto di comprare delle pelate italiane, starebbe in realtà acquistando pomodori cinesi.

Seguendo il servizio di Nadia Toffa, uno dei fornitori cinesi rivela che la pasta di pomodoro che le aziende italiane comprano presso di loro risulta essere, nella maggioranza dei casi, sempre scadente in quanto "agli italiani tutto ciò che interessa è abbattere il prezzo". Il fornitore cinese spiega che la loro pasta di pomodoro ha diverse colorazioni, ognuna per un prezzo diverso. Gli italiani preferiscono acquistare pasta di pomodoro "color caffè", che costa meno e che viene successivamente mescolata con altri concentrati in Italia. Tutto questo, poi, diventerebbe il famoso "made in Italy".

La petizione per cambiare la legge in Italia

Il paradosso sfrutta l'immaginario collettivo secondo cui una passata di pomodoro acquistato sullo scaffale di un supermercato italiano, non può che essere delle nostre parti. Tutto questo, riporta la Toffa, sarebbe favorito da una falla del sistema normativo italiano, per il quale non sarebbe obbligatorio indicare la provenienza della materia prima nel settore agroalimentare (sebbene esista già una regolamentazione vigente per questa specifica).

Un ulteriore problema riguarderebbe i controlli, così come qualche laboratorio di analisi. Nadia Toffa spiega di aver avuto i nomi di numerose aziende italiane che lavorano in questo modo, tra queste ci sarebbero anche marchi di assoluto livello, ma non ha potuto menzionarle dato che non è riuscita ad entrare in possesso di bolle di accompagnamento che tengano traccia di eventuali transazioni. In conclusione, Nadia Toffa ha invitato tutti a firmare la petizione "Vogliamo il vero ‘Made in Italy'" su Change.org. All'appello hanno già risposto più di 200mila sostenitori, tra questi anche Fedez che ha twittato il suo sostegno.

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