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Volo di periferia

Volo in diretta cresce col tempo. Leggero e fluido assume sempre più la forma congeniale per un programma di questo tipo: merito di un parterre di ospiti corposo e di Fabio Volo che, da posizione periferica, impreziosisce la loro centralità.
A cura di Andrea Parrella
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Di sera in sera Volo in diretta (Raitre, h23:25) è sempre più fluido e assume, col tempo, la forma confidenziale indispensabile per un programma da tre appuntamenti settimanali. Gli ospiti noti sono vitali, ma Fabio Volo ne valorizza la presenza per mezzo della sua dote migliore: la posizione periferica. Chi sta con lui sul palco assume la centralità della scena perché Volo da il meglio di sé, umanamente parlando, quando non ne è protagonista, quando si piazza in secondo piano, sempre stimolato a conquistarsela quella scena.

Tant’è vero che le cose migliori vengono fuori con Arturo Brachetti, solitamente un’anguilla che scappa a chiunque lo introduca, perso nella sua esuberanza, e che invece Volo seda con disinvoltura; e anche la sempreverde Luciana Littizzetto, che oramai funzionerebbe anche se stesse in silenzio, ma solo con una buona spalla di fianco. Una scelta estetica molto accattivante di ieri sera, è stata l’idea della video chat con Dante Ferretti, problemi di connessione compresi; questa merito degli autori (Cristian Biondani, Andrea Bempensante, Andrea Boin, Federico Taddia, Laura Piazzi e Raffaele Bruscella). Al contrario va in affanno nei momenti di solitudine, se deve indossare i panni dell’anchorman, costretto dai tempi televisivi a riempire la sua anteprima col genere “rullo di tamburi e piatto finale” che, ove mai avesse avuto un senso in un tempo che non è il nostro, nel nostro è una pratica così stucchevole, inquadrata e prevedibile, da prescindere dalla qualità della gag e da chi la faccia.

Ma il suo è un buon prodotto, onesto e poco pretenzioso. L’eccesso di buonismo è motivato dall’acredine che il pubblico impegnato gli riserva, colpevolizzandolo per fare tutto senza saper fare nulla. Tuttavia non si considera l’enorme importanza della via di mezzo tra il tutto e il niente, il compromesso che Volo e altri personificano. Fabio Volo è simpatico, nel senso etimologico del termine. Indispensabile per ogni compagnia, il simpatico divide la leadership con l’intellettuale. I due si invidiano vicendevolmente le doti, ma si tengono a debita distanza, guardandosi bene dalla sete di potere altrui. Ciò che non si capisce è che lui sia semplicemente un simpatico che cerca un ponte di collegamento con l’altra sponda. Non possiede le velleità dell’intellettuale, ma non ne nasconde la sudditanza. I valori che vorrebbe esprimere, pur abusando di ridondanze e non potendo ostentare una raffinatezza letteraria importante, sono propositivi, progressisti e non vanamente provocatori.

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