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Vittorio Sgarbi e l’arte della rissa in Tv

La lite televisiva è per Vittorio Sgarbi qualcosa che va oltre l’attacco d’ira. Nella sua carriera il critico ha duellato con chiunque, senza distinzione di censo, ceto sociale, livello culturale. Perché lo scazzo, insieme alle lacrime, è forse l’ultimo segno di autenticità che resta alla televisione. E lui lo sa.
A cura di Andrea Parrella
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È già finito di diritto negli annali della televisione il video in cui Vittorio Sgarbi e Giampiero Mughini vengono quasi alle mani durante la trasmissione "Stasera Italia", con il critico d'arte che addirittura solleva uno sgabello come a volerlo lanciare addosso al contendente, mentre questi gli dà, con simpatia e cordialità, del "pezzodimmerda" (da scrivere rigorosamente tutto attaccato, per giustezza verso l'impeto con cui è stata pronunciata la parola). Materiale destinato a fare da supporto per tutti i meme dei meme. Amen.

Si tratta solo dell'ennesimo episodio di una lunghissima tradizione che Vittorio Sgarbi rinnova da tempo, praticamente da sempre. In televisione Sgarbi ha battibeccato con chiunque: nessuna distinzione di ruolo, censo, ceto sociale, livello culturale, provenienza geografica dell'interlocutore. Ha mandato a quel paese indistintamente Mike Bongiorno, Roberto D'Agostino, Barbara d'Urso, John Peter Sloan, Alessandra Mussolini, Mario Giordano, Giampiero Mughini e, ultima solo in linea temporale, Vladimir Luxuria. Un elenco sintetico, stilato a memoria e per difetto, perché l'archivio è certamente più ricco e variegato di così.

E Vittorio Sgarbi lo sa benissimo che questo è il suo marchio, se li immagina già, sorridente, i servizi da coccodrillo dei Tg e la puntata di Blob interamente dedicata a un mix dei suoi ascessi d'ira, remix di quei "capra" ripetuti, insulto per il quale meriterebbe di detenere un diritto d'autore. Perché Sgarbi ha fatto dello scazzo in Tv una forma d'arte, un gesto quasi meccanico che ogni volta, a dispetto della ricorsività della manifestazione, ci appare come un debutto, un esordio, una prima volta. I suoi scazzi non stancano mai.

Come le lacrime, d'altronde, la lite televisiva è destinata all'immortalità. E Sgarbi sa pure questo. Il valore dei battibecchi in Tv sarà eterno, scherzerà il passare delle stagioni. Periranno i generi televisivi, si usureranno i format, cambieranno gli attori che animano il circo del piccolo schermo, ma le liti in diretta si possono annoverare come piccoli scampoli di un'autenticità che ancora tiene a galla la televisione tradizionale, a giudizio di molti in decadenza, o già decaduta.

Solo Vittorio Sgarbi sa quanto il gesto della rissa – l'equivalente della mossa speciale di un supereroe, se parliamo di lui – sia controllato, gestito e utilizzato con sapienza nei momenti morti in cui l'attenzione scema, oppure quanto la sua indole incline all'ira prenda semplicemente il sopravvento in determinate circostanze.

Ma l'arte sta esattamente qui, in quella componente di schiettezza e originalità che persiste, che ogni volta non sai mai dove possa andare a finire. Con Mughini è stato uno sgabello brandito, domani chissà.

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