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“Uomo Tigre II”, il sequel del cartoon giapponese andava in onda 35 anni fa

Andava in onda 35 anni fa in Italia la prima puntata di “Uomo Tigre II”, sequel della serie televisiva basata sull’anime “L’Uomo Tigre”. È la storia di un giornalista che raccoglierà l’eredità del suo mito, il vero Uomo Tigre, scomparso in un incidente stradale.
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Andava in onda 35 anni fa in Italia la prima puntata di "Uomo Tigre II", sequel della serie televisiva basata sull'anime "L'Uomo Tigre" di Ikki Kajiwara, Haruya Yamakazi e Shin Hidenobu. Furono trentatré episodi totali, trasmessi in Giappone nel 1981 e in Italia nel 1982. Il sequel riuscì a riprendere il grande successo dell'originale, nonostante il protagonista non fosse più il grande Naoto Date, morto tragicamente in un incidente stradale nell'ultima puntata della prima serie.

La trama dell'Uomo Tigre II

Nove anni dopo gli eventi raccontati ne "L'Uomo Tigre", Tatsuo Aku, un giovane residente in un orfanotrofio, quando viene a sapere della morte del suo grande idolo, Naoto Date, alias l'Uomo Tigre, decide che il suo futuro sarà quello di un lottare professionista. Studierà le arti marziali e intraprenderà la professione di giornalista a New York. Una sera, uscendo dalla redazione con un collega, si trova immischiato in una rissa in cui il suo amico e collega resterà ucciso. Si vendicherà uccidendo il capo della banda con le sue mani, verrà arrestato ma sarà aiutato da un emissario della Tana delle Tigri.

Scarcerato, si allena notte e giorno per diventare l'eroe che ha sempre sognato di essere. Dopo aver vinto un torneo in Egitto e conquistata la "Cintura delle Piramidi", tornerà in Giappone per fondare una scuola di lotta e combattere la potente organizzazione criminale meglio nota come "Federazione Spaziale". Per farlo, indosserà la maschera di Naoto Date, diventando così Tiger Mask II.

La storica sigla dell'Uomo Tigre

La prima e la seconda stagione de L'Uomo Tigre condividono, nella versione italiana, la stessa storica sigla, vera icona del genere. Scritta da Riccardo Zara e interpretata da I Cavalieri del Re, la storia della canzone "L'Uomo Tigre" comincia con i dubbi della casa discografica, la RCA, che non credeva nel gruppo. In particolare, si riteneva che una sigla per un cartone animato sportivo non avrebbe avuto successo se cantata da un gruppo con un nome del genere, per questo si decise di attribuirla solo a Riccardo Zara, il frontman, per non indurre in confusione i consumatori. Il brano si distingue per un giro di basso sostenuto da riverberi e riff di chitarra elettrica ed alternati al ruggito di una tigre (anche se è stato usato il campionamento di un ruggito di un leone).

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