Uno spritz, un Grillo e qualcosa da sgranocchiare
Da qualche giorno si sente, con una certa insistenza, una frase esortativa che si ripresenta, oramai da anni, con gli stessi ritmi e la stessa insistenza a tempo determinato: rimanete con noi, dopo la pubblicità un'intervista esclusiva a Beppe Grillo!
Succede quando si attraversano quelle fasi di vuoto parziale, quasi a stretto giro con una tornata elettorale, ma non nel pieno della solita battaglia partitica. In sostanza Beppe Grillo, per la televisione, è un aperitivo, uno Spritz preparatorio alla grande abboffata alle porte. Grillo è sempre lì, non si smuove. In passato si è solo alterato il quantitativo di interesse dedicatogli. In quei momenti, i pochi che dedica alle interviste TV, distribuiti intelligentemente come cosa rara e preziosa, viene fuori in tutta la sua aggressività perché vorrebbe dire troppo e il troppo non sposa la sua scelta comunicativa. Ma il problema è solo il suo temperamento, non gli argomenti.
E' successo lo stesso venerdì sera a Robinson, Raitre, ore 21, di Luisella Costamagna, che da qualche settimana non disdegna di regalarci dei momenti di buona informazione, soprattutto variegata (l'inchiesta sul consorzio agricolo bresciano, "costretto" ad aprire una pompa di benzina a prezzi ribassati per sopravvivere, era notevole). La presenza di Grillo aleggiava in trasmissione, se ne è ampiamente disquisito con Livia Turco, la cui vetustà comunicativa è imbarazzante; e Maurizio Zamparini, voce poco credibile, o quantomeno poco informata, di quel suo Movimento per la gente. Oltre a gridare con voce roca inneggiando a referendum di non si sa cosa, ha anche detto che l'evasione fiscale non c'entra niente con la crisi dell'Italia, questo solo per perorare la sua lotta alle tassazioni governative. Ci sarebbero, eventualmente, motivi di disaccordo: "Governo ladro" come solo argomento è cosa ben più obsoleta di Livia Turco.
E insomma Grillo c'era, in versione ridotta, brevemente intervistato, perché il suo Movimento è così ampio da parlare anche al posto suo. Questo, in un certo senso, smentirebbe la tesi di un moto che esista solo perché c'è il Grillo a parlare per lui, che in sintesi sarebbe quel populismo di cui li si accusa, dietro il quale si nasconderebbe un'indolenza di fondo. Quale sia la verità è chiaramente improbabile riuscire a capirlo, se non altro perché non ce n'è modo. Di certo non lo si potrà capire attraverso la televisione, per quanto essa si sforzi a parlarne. La verità tangibile, l'unica, è quella di un elettorato ancora succube della tv più che dagli altri mezzi; è una sentenza tautologica. I cittadini del web sono più informati, ma numericamente in meno rispetto al popolo televisivo, che attende l'informazione anziché andare a cercarsela. Cose risapute, già dette, ma reali più che mai.
Il Movimento 5 stelle è una realtà magnifica che crescerà lentamente, in modo congruo, sano, senza exploit, perché ha scelto in autonomia di destrutturare le forme di comunicazione che regolano abitualmente i parametri del consenso elettorale. Un'impresa titanica. Anche i buoni programmi di informazione, forse, smetteranno presto di ritenere necessario parlare di questo movimento come quello che venga dalla pancia del paese e che sia tra le poche cose meritevoli di considerazione (non perché ci sia Grillo, ma perché c'è la gente). Accadrà a breve, allo scoccare delle elezioni, l'inizio del banchetto vero, quando senza lungimiranza si tornerà a relegare il movimento al ruolo di outsider e non a una vera alternativa. La televisione lo farà senza colpe, perché è televisiva, perché è nata e cresciuta con quella logica precisa. Ci si augura che non ne muoia, perché sarebbe il solo male capace di ucciderla.