Tutti vogliono Ciro Priello: “Coi The Jackal siamo inseparabili, ma ognuno fa ciò che ama”
Parafrasando Boris, la celebre serie, potremmo dire che "una volta c'erano i ruoli, ora li fa tutti Ciro Priello". Dovendo sintetizzare questo 2021 dal punto di vista dell'intrattenimento, televisivo e non solo, la sua presenza è un denominatore comune di alcuni dei prodotti di cui si è più parlato di più. Volto di punta dei The Jackal, l'attore napoletano sta vivendo una stagione d'oro della sua carriera artistica. Vince LOL, trionfa a Tale e Quale Show imitando Massimo Ranieri, torna al cinema con il primo ruolo drammatico nel nuovo film d'animazione di Alessandro Rak Yaya e Lennie – The Walking liberty , al cinema dal 4 al 7 novembre.
Partiamo da qui. La prova da doppiatore è l'ennesima sfumatura di Priello in questo anno speciale.
È un'esperienza che mi ha segnato moltissimo dal punto di vista della recitazione, dentro di me ho sempre sognato di poter interpretare un ruolo drammatico e credo sia il sogno di qualsiasi attore che si ritrovi a fare, nella propria vita artistica, prevalentemente ruoli comici. Se proprio devo dirla tutta, mi sento molto più un attore drammatico che comico. Prima di questo progetto non mi ero mai calato in un ruolo in una maniera così intensa.
In questo film dai la voce a Lennie, un personaggio molto peculiare segnato da un evidente ritardo. Come sei riuscito a renderlo tuo?
Portandomelo a casa tutti i giorni. Lennie ha questa caratteristica di non capire bene cosa gli accada attorno, segnata dal ripetere il finale delle persone pronunciate dalle persone con cui interagisce. Ricordo che per tutto il periodo della lavorazione lo facevo in modo ossessivo, ripetendo il finale delle parole anche quando parlavo con mia moglie e mia figlia.
Per loro deve essere stato un inferno.
Sono stato un tormento, mi chiedevano in continuazione "ma tutto a posto?". Però era inevitabile, io sono così e fatico a intravedere una linea di separazione tra la vita e il lavoro, specie con un ruolo così. Dopo qualche settimana, però, mi sono disintossicato.
Yaya e Lennie racconta una realtà post apocalittica lontanissima da noi, ma estremamente vicina in potenza. La pandemia, il tema dell'ambiente, sembrano tutti connessi velatamente a quello che vediamo.
Sì, ma va detto che il film è stato concepito prima del Covid, ci abbiamo iniziato a lavorare due anni e mezzo fa. Credo che l'intento fosse indagare su quanto sia giusto imporre la propria cultura e le proprie istituzioni ad altri. Il fatto che sembri attuale rispetto alla pandemia e allo stringente problema climatico, sia casuale.
LOL, Europei a casa The Jackal, Tale e Quale Show, ora questo film. Stai vivendo un'annata incredibile, hai intenzione di darti una calmata?
Mi limito a ripetere una cosa che mi ha detto giorni fa Massimo Ranieri al telefono, sottolineando esattamente la stessa cosa: "ammèn Ciro, ha da essere sempre accussì" ("amen Ciro, deve essere sempre così", ndr). Scherzi a parte, non ho mai fatto progetti a lungo termine, ho sempre vissuto di sogni cercando di realizzarli tutti e sto avendo la fortuna di riuscirci. Inutile dirlo, è un lavoro che mi rende felicissimo e spero possa continuare.
Se dovessi scegliere una delle tante facce mostrate?
Dovendo scegliere, vorrei non dover scegliere, credo di avere diverse sfaccettature che mi piacerebbe vivere, non amo molto quella condizione di mercato secondo cui si viene etichettati per certe categorie di ruoli. È una cosa che mi pare accada prevalentemente da noi, Jim Carrey ti fa ridere ed emozionare allo stesso tempo. Nel mio piccolo, senza volermi paragonare a lui, vorrei poter fare quello. Un esempio ce l'ho vicino quasi quotidianamente, Fabio Balsamo è solo apparentemente un comico, ma ha una cifra drammatica enorme.
Parliamo dei The Jackal. È sempre più evidente una separazione dei ruoli: siete inscindibili ma ognuno segue le proprie inclinazioni. Come è nata questa fase?
Spontaneamente, ci siamo resi conto che questo lavoro ci impone una continua crescita, sia come gruppo che singolarmente. Per farlo devi metterti in gioco in produzioni diverse e questo è il solo modo per tornare alla base arricchito da qualcosa che hai fatto da solo. Seguendo un paragone calcistico è come andare in nazionale, noi abbiamo il nostro club, ma ogni tanto vai in nazionale e fai un'esperienza che poi riporti a casa.
E questa logica vi esenta anche dal discorso sulla separazione tipico da boy band che a un certo punto sembra diventare necessario. Mai fatti discorsi del genere?
Mai, è una cosa che non può accadere. The Jackal è famiglia, è un progetto troppo grande e radicato perché una cosa così possa accadere. Le esperienze personali fanno bene, ognuno ha caratteristiche diverse, ma poi torniamo tutti a casa.
Avete colonizzato la Tv, anche se una certa Tv è stata sempre bersaglio della vostra ironia.
Confesso di avere sempre guardato poca televisione, ma devo anche dire che uno dei programmi che mi è piaciuto da subito, o che comunque ha attirato la mia attenzione, è proprio Tale e Quale Show. L'ho sempre considerato stimolante dal punto di vista artistico.
Innesti come il tuo e quello di Pretelli hanno rivitalizzato il programma, dandogli in un certo senso una nuova giovinezza.
Non so di chi sia il merito, ma penso sia un processo naturale, è un ricambio generazionale quasi inevitabile che sta avvenendo anche in televisione.
E poi c'è la vita privata, sui social racconti la tua vita di coppia con la tua compagna e tua figlia. Ci avresti scommesso?
Non ho paura di condividere cose della mia vita, ma lo faccio con accortezza. Con Maura, la mia compagna e presto mia moglie, ho trovato una compagna di giochi incredibile e non è un caso che succedano anche cose come quella di venerdì scorso in diretta, quando l'ho tirata in ballo. Il criterio è raccontare solo quello che mi fa stare bene.