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Tommaso Zorzi: “Tagliola al ddl Zan è un gioco politico, l’Italia consegni il dibattito ai giovani”

“La legge Zan merita di esistere, ma non è nulla di rivoluzionario, è già nella testa di gran parte di noi”, così Tommaso Zorzi parla a Fanpage.it della necessità di far sì che il dibattito non si spenga, sui social come in tv. E se la tv generalista non dà spazio ai giovani, loro si spostano on demand: “I giovani hanno voglia di vedere una tv che li rappresenti”. E sul suo passaggio da Mediaset a Discovery con la nuova avventura a Drag Race: “Mostro le drag queen finalmente senza caricature, è un modo leggero di fare politica. Voglio parlare ad un pubblico che sia il mio”.
A cura di Giulia Turco
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Tommaso Zorzi presto partirà con la sua nuova avventura su Discovery alla guida del nuovo format Drag Race Italia. Un programma, spiega, con il quale sarebbe possibile tranquillamente fare politica: “Anche se usa toni leggeri, rappresenta un fenomeno di cambiamento enorme”, racconta a Fanpage.it. Dopo la vittoria al Grande Fratello Vip 2020 e le fasi di rodaggio nei programmi Mediaset, l’influencer ha le idee chiare: “So quello che voglio fare e come”, spiega “Ad oggi non mi sarei sentito a mio agio a condurre un programma sulla tv generalista, parlerei ad un pubblico che non è il mio”. La tv, dunque, lasci spazio ai giovani e crei nuovi linguaggi, così come dovrebbe proporsi la politica, che di recente si è arenata sulla tagliola al Ddl Zan.

A distanza di giorni dall'affossamento del ddl Zan in Senato, è importante che i media mantengano vivo un dibattito costante, perché non venga messa a tacere la discussione sull'argomento. Sei d'accordo?

Certo, è fondamentale parlarne ora più che mai. Finora è una grande sconfitta: la legge Zan merita di esistere in un paese civile e fino a quando non lo sarà all'Italia mancherà sempre un tassello. Aggiungere diritti ad una categoria di persone non toglie diritti ad altre. Se poi la libertà di alcuni è quella di offendere e denigrare altri che rappresentano una minoranza, allora è giusto che la loro libertà venga limitata. Inoltre è una legge che esiste in tutti i paesi europei, perché dobbiamo essere sempre il fanalino di coda?

Quel giorno su Instagram hai espresso pubblicamente la tua rabbia, soprattutto per quanto avvenuto in aula al Senato.

Credo sia lo specchio triste della realtà politica italiana. Fuori dal parlamento ci sono elettori, anche di destra e appartenenti ai partiti i cui senatori hanno esultato in aula, che sono a favore del ddl Zan. Per gran parte del popolo italiano il rigetto dell'omotransfobia non è nulla di rivoluzionario, anzi. Rivoluzionario sarebbe ben altro, sarebbe vedere una donna trans che fa pubblicità per assorbenti, per dire, e io sarei il primo a produrla.

Che idea ti sei fatto dunque della polemica attorno al ddl Zan?

La discussione sul ddl Zan è solo un gioco politico. Vedere le parti che fanno il tiro alla fune con i diritti delle persone per i loro tornaconti, mi fa inca**are. C'è sotto del marcio e di questo fanno le spese i ragazzi che a Ferrara qualche giorno fa sono stati vittime di un attacco neofascista da parte di altri ragazzini invasati, che si sentono legittimati a farlo perché per loro l'affossamento del ddl equivale alla libertà di agire in questo modo e questo è molto sbagliato.

Alla politica rispondi con l'arma dell'ironia e del sarcasmo pungente. Di recente hai replicato ad un post di Matteo Salvini che su Instagram si era detto disposto a ridiscutere il tema del ddl Zan. Come hai reagito quando ha rimosso il tuo commento?

Beh, ho goduto, perché allora vuol dire che un minimo di verità in quello che ho scritto c'era. Cancellare i commenti sui social è un classico di Salvini e dei suoi "compagni di merende". Si espongono spesso per cose come "elogiamo la polizia che porta da mangiare all'anziano", ma quando succedono episodi come ad esempio quello di Ferrara, tutti muti. Certo, esporsi contro comportamenti pseudo fascisti sembrerebbe come andare contro agli ideali di fondo del loro partito e quindi non lo fanno, ecco perché è tutto un gioco politico.

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Che cosa comporta per un influencer così in vista esporsi in maniera esplicita e diretta su certi temi?

Io mi rivolgo ad un bacino di utenza figlio del Grande Fratello, quindi uno spaccato d'Italia, e ogni volta che parlo del ddl Zan e di diritti io perdo follower. Una parte di loro va via perché non è d'accordo, l'altra forse perché mi segue solo per i siparietti trash che, ammetto, mi divertono molto. Non posso però avere tra le mani uno strumento con 1 milione e 800 mila follower e non usarlo per veicolare messaggi che ritengo importanti. Dal fare questo genere di discorsi sui social non me n'è mai tornato niente, anzi.

Avere così tanto seguito sui social ti porta ed essere sovraesposto e quindi attaccabile da tanti fronti. Ti capita anche di ricevere insulti?

La gente spesso mi insulta e a volte calca la mano magari pensando che io non legga mai i loro commenti, "crepa", "che ti venga l'aids"… Molti però sono anche fieri di seguire una persona che si espone. Ho visto tanti influencer che quel giorno hanno fatto finta di niente. Io non l'ho fatto perché sono gay, ma perché è una questione di civiltà. Se reputi che questa cosa non meriti neanche una riflessione, o sei paraculo, o comunque pecchi di superficialità. Stiamo vivendo un momento storico di cambiamenti, è tutta una guerra di opinione, tra i no vax, il ddl zan, esporsi è importante. Io, delle due, ho il problema opposto: devo sempre stare attento a quel che dico perché mi faccio molto prendere.

Sui Instagram hai trovato la tua formula per generare un dibattito, quanto è difficile oggi fare lo stesso in tv? 

È praticamente impossibile. La tv italiana non lascia mai il giusto spazio a noi giovani. Veniamo usati come "quota giovane", ma non veniamo mai interpellati come esponenti o voci autorevoli nei grandi contenitori. Certi temi vengono sempre discussi tra gente di 50 o 60 anni che se la cantano e se la suonano tra di loro. Arriverà un giorno in cui dovranno affidarci questo Paese e allora la nuova generazione si troverà in mano una tragedia, ma fino a quel momento non saremo interpellati.

A modo tuo, sei riuscito a dire la tua anche in un reality show. 

Sì, al GFVip mi sono esposto, mi sono quasi beccato una querela dalla Cuccarini. Sono riuscito a portare il Tommaso dei social in tv e una volta terminata l'esperienza ho voluto continuare su quella falsa riga. Per questo ho scelto di passare a Discovery e di prendere parte ad un progetto come quello di Drag Race, in cui mostro una parte della comunità, finalmente senza caricature. Il fenomeno da baraccone non può essere l'unica cosa che ti viene in mente quando pensi ad una Drag. Rappresenta un fenomeno di cambiamento enorme, anche se il format usa toni leggeri, ma può essere tranquillamente un mezzo per fare politica. In America è stato così.

Tommaso Zorzi, Chiara Francini e la drag queen Priscilla nel nuovo format di Discovery Drag Race Italia.
Tommaso Zorzi, Chiara Francini e la drag queen Priscilla nel nuovo format di Discovery Drag Race Italia.

Dunque lo streaming plasma nuovi modelli per il genere televisivo. Un'occasione mancata per la tv generalista?

In un certo senso sì. I giovani hanno voglia di vedere una televisione che li rappresenti e forse la tv generalista non riesce più a parlare ad un pubblico giovane, fatta eccezione per qualche programma, come ad esempio Amici, ma sono rari esempi. Per il resto la tv generalista non ha più punti di incontro con noi giovani, purtroppo. Giovani che però la tv però la vedono, magari on demand. È vero che lo streaming fa numeri diversi, ma non contano solo i numeri, c'è anche una qualità da tenere in conto ed è importante, quando pensi ad un format, capire a che pubblico ti vuoi rivolgere.

È per questo che di recente hai preso le distanze dai programmi Mediaset?

Ho una linea editoriale mia molto precisa, so quello che voglio fare e come voglio farlo. Non è che abbia preso le distanze, ma al momento devo "salire sul carro" di chi mi consente di farlo. Ad oggi non mi sarei sentito a mio agio a condurre un programma sulla tv generalista perché mi rendo conto di parlare ad un pubblico che non è il mio.

Cosa ti porti dell'esperienza da opinionista all'Isola dei Famosi? E cosa farà Tommaso Zorzi d'ora in poi?

I mestieri della tv si imparano sul campo. Anche un contenitore come l'Isola, che magari non era il mio, che mi ha preso in un momento in cui ero appena uscito da sei mesi di GF quindi ancora disorientato, però è stata un'esperienza che mi ha permesso di prendere dimestichezza con il mezzo televisivo. Per la prima volta a Drag Race avrò un ruolo centrale. Penso sarà solo un'inizio di un percorso che mi porterà a fare quello che voglio, magari a condurre un programma da solo in prima serata, ma prima devo fare gavetta.

Una curiosità, che mi dici del nuovo GFVip? Per chi fai il tifo?

Concorrenti come Manuel Bortuzzo ci danno lo spunto per parlare di argomenti importanti. La sua presenza nella casa normalizza la disabilità, senza mai creare eccessiva empatia o compassione, che è la cosa peggiore. Una cosa agghiacciante che mi capita spesso, ad esempio, è quando sono in giro con il mio fidanzato, ci fermano e ci dicono "Che carini!", come se parlassero al loro cane. Lo fanno con bontà, ma queste cose fanno sentire sempre un po' in imbarazzo. Per questo è importante normalizzare, essere compatiti non piace a nessuno. C'è bisogno di comprensione non di compassione.

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