“Ti ammazzerò davanti ai tuoi figli”: il caso di Sabrina Blotti e di Nino, lo stalker che la uccise
Domenica 25 febbraio, Rai3 ha lasciato spazio alla settima puntata di ‘Amore criminale‘. Matilde D'Errico e Veronica Pivetti hanno ripercorso la storia di Sabrina Blotti. La quarantacinquenne è stata assassinata a Cesena il 31 maggio 2012. L'assassino è Gaetano Delle Foglie, detto Nino, un pensionato sessantenne che si era invaghito di lei. Dopo l'omicidio e sei ore di estenuanti trattative, l'uomo si è tolto la vita.
- Sabrina e la crisi del matrimonio con Gianni Capobianco
- Gaetano Delle Foglie, si insinua nella vita di Sabrina
- La persecuzione e le minacce di morte
- 31 maggio 2012 - L'omicidio di Sabrina Blotti
- La trattativa durata sei ore tra Nino e le Forze dell'Ordine
- Gaetano Delle Foglie si suicida nel Duomo di Cervia
- Il ricordo di Diletta, figlia di Sabrina
Sabrina e la crisi del matrimonio con Gianni Capobianco
Sabrina Blotti vive a Cesena. Si è trasferita in città per stare accanto al marito Gianni, che lavora in Aeronautica. È una donna molto amata dagli amici e dalla sua famiglia perché è un vero e proprio vulcano. È ricca di interessi, è socievole e sa come affrontare la vita. È mamma di due bambini. Purtroppo, però, qualcosa inizia a scricchiolare nella sua vita sentimentale. Il matrimonio con Gianni, che dura ormai da sedici anni, affronta un periodo di crisi che si protrae tra il 2011 e il 2012 quando la coppia decide di separarsi.
Gaetano Delle Foglie, si insinua nella vita di Sabrina
Già due anni prima della separazione dal marito, a ottobre 2010, la vita di Sabrina Blotti si intreccia con quella di Gaetano Delle Foglie detto Nino. I due si conoscono a una festa. Lui, un pensionato sulla sessantina e dunque molto più anziano della donna, è il padre di una sua cara amica. Soffre ancora molto per la morte della moglie, deceduta anni prima per via di un male incurabile. Tuttavia rimane folgorato da Sabrina e in poco tempo sviluppa una ossessione nei suoi confronti. La separazione tra Gianni e la Blotti gli sembra l'occasione giusta per insinuarsi nella sua vita e provare a conquistarla.
La persecuzione e le minacce di morte
Tra i due sembra esserci solo una brevissima frequentazione, poi Sabrina comprende di avere davanti un uomo troppo possessivo e geloso e si allontana. Così ha inizio il suo calvario. La Blotti – che vive nell'appartamento della figlia di Nino – riceve un fiume ininterrotto di chiamate e messaggi. Il tono dell'uomo si fa sempre più preoccupante. Delle Foglie, infatti, non vuole accettare il suo rifiuto. Per attirare l'attenzione di lei, minaccia di suicidarsi. Non riuscendo a ottenere il suo scopo, cerca di intimorirla minacciandola di morte. Durante una visita dal suo medico curante, confida il motivo dello stato di agitazione in cui versa: "Si tratta di una donna. Un'amica di mia figlia. Mi ha scaricato e non doveva permettersi di farlo. Le scarico la pistola addosso. Quella donna morirà per mano mia davanti a suo figlio, così si renderà conto anche lui di quello che è sua madre. Lo devono vedere tutti cosa non si fa a Nino". La dottoressa prova a dissuaderlo e lo trattiene in ambulatorio. Dopo aver notato lo stato maniacale di Gaetano, inoltre, avvisa la figlia di lui e Sabrina Blotti. Poi si reca dai carabinieri. Le rarissime volte in cui Sabrina risponde alle chiamate di Delle Foglie, lui la mette al corrente di essersi procurato una pistola e ribadisce il suo intento: "Vengo su e ti sparo. Ovunque ti trovi e chiunque ti stia vicino morirà con te. Trascorri tranquilli questi ultimi due o tre giorni con i tuoi figli perché saranno gli ultimi". Il 19 aprile 2012, Sabrina – accompagnata dalla figlia di Nino – lo denuncia per stalking. Sul lavoro inizia a trapelare la sua angoscia tanto che ai suoi colleghi confiderà: "Devo scappare, devo sparire per un po' perché rischio la vita". Intanto, Nino è sempre più fuori controllo, tanto da minacciare anche suo figlio con un coltello quando il giovane gli intima di smetterla di perseguitare Sabrina.
31 maggio 2012 – L'omicidio di Sabrina Blotti
31 maggio 2012. Sono le 08:30 e Sabrina Blotti si mette in auto per affrontare i classici impegni quotidiani. Gaetano la segue e la blocca. Tra i due scoppia una lite, notata anche da alcuni muratori che stanno svolgendo dei lavori in un cantiere poco distante da lì. Nino estrae la pistola e nonostante le suppliche della donna, le spara tre colpi. Gli operai, notando che l'uomo si sta dando alla fuga, gli lanciano contro degli oggetti per provare a fermarlo, ma lui riesce ad allontanarsi a bordo dell'Audi A3 noleggiata tempo prima. Intanto, arrivano i soccorsi. Sabrina viene caricata in ambulanza e trasportata all'Ospedale Bufalini di Cesena. Purtroppo, morirà durante il tragitto. Aveva 45 anni.
La trattativa durata sei ore tra Nino e le Forze dell'Ordine
Seguendo le tracce del segnale del cellulare di Nino, le Forze dell'Ordine ritrovano Gaetano Delle Foglie barricato nel Duomo di Cervia. È seduto sull'altare maggiore con una pistola puntata alla tempia. Inizia un'estenuante trattativa lunga sei ore, nel corso della quale i carabinieri provano a convincerlo a lasciare la pistola e a costituirsi. Nino non cede e chiede di essere ucciso: "O mi uccidete voi o lo faccio io. Non volevo ucciderla ma solo intimorirla. La mia vita è finita. Voglio raggiungere in cielo mia moglie Silvana, l'unica donna che mi abbia amato veramente". È il Comandante della Compagnia di Cesena, Maggiore Diego Polio a trattare con lui e in proposito racconta:
"Non sapevamo ancora bene con chi avevamo a che fare, era un soggetto che poche ore prima aveva ucciso con tre colpi di pistola una persona che diceva di amare. Inizia una trattativa per cercare di portarlo alla resa. Delle Foglie era molto determinato a farsi uccidere. Mi ha detto che lui meritava di morire per quello che aveva fatto, ma che non trovava il coraggio di farlo da solo. Raramente appoggiava la pistola su una panca ma per la maggior parte del tempo l'ha tenuta in mano, puntata al cuore o alla tempia. A volte ce la puntava addosso ma alternava questi momenti di aggressività ad altri in cui diceva ‘Io a voi non farò mai del male, voglio che voi facciate del male a me'".
La chiesa è circondata da polizia, carabinieri, magistrati e vigili urbani. Intorno alle 17, Nino sembra intenzionato ad arrendersi. Chiede, però, di poter uscire dalla chiesa con la pistola in mano, cosa che chiaramente gli viene negata. Da Bologna viene inviato un negoziatore. Il Maggiore Diego Polio spiega:
"Gli abbiamo parlato in continuazione, non devono mai esserci tempi morti, in cui l'uomo abbia la possibilità di ripensare a ciò che di brutto aveva fatto. Sia io che il negoziatore ci alternavamo proprio per questo, per poter sostenere la fatica di una trattativa così serrata. Lui ha cercato di liberarsi del male che teneva dentro. Il negoziatore è stato bravo a fare in modo che tirasse fuori quest'anima nera e questo ovviamente lo stancava sempre di più. La strategia era anche quella, stancarlo e portarlo alla resa. Chiedeva anche quale sarebbe stato il suo destino in caso si fosse arreso, era ben conscio di finire i suoi giorni in carcere. Però ci ripensava subito dicendo ‘Il carcere è troppo poco per quello che ho fatto, merito di morire".
Gaetano Delle Foglie si suicida nel Duomo di Cervia
A un certo punto, Nino si blocca e dice al Maggiore Diego Polio: "Sai, tu sei proprio una brava persona. A te del male non lo farò mai". Poi, alle ore 18:00, Delle Foglie si spara un colpo al cuore. I soccorritori entrano in chiesa e non possono far altro che constatarne il decesso. Il Maggiore Diego Polio ha ammesso: "Il sentimento provato è stato di fallimento. Umanamente lo si voleva portare in salvo perché scontasse la sua pena, perché rendesse conto di quello che aveva fatto. È stato l'epilogo sbagliato di una storia sbagliata".
Il ricordo di Diletta, figlia di Sabrina
Diletta aveva 14 anni quando sua madre è stata uccisa. Ospite del programma ‘Amore Criminale', ha raccontato quanto sia stato difficile per lei conoscere i dettagli della tragedia e prendersi cura del fratello, che all'epoca aveva 7 anni. Diletta ha dovuto affrontare la quotidianità senza che il suo dolore venisse mai compreso fino in fondo. Difendere chi come lei è "orfana del femminicidio" è diventata una delle sue priorità. Ha preso parte, infatti, a diverse manifestazioni e progetti contro la violenza di genere e con la propria testimonianza, si è messa a disposizione di chi condivide lo stesso trauma. Parlando di sua madre, ha detto:
"L’uragano, un vento di forza eccezionale, capace di stravolgere e sconvolgere tutto ciò che trova sul suo percorso. Lei era così veloce e silenziosa nell’agire, ma potente e determinata nel risultato. Sono dell’idea che ogni vita lascia il suo segno fino all’ultimo respiro perché lei lo ha lasciato in me. Adesso la distanza tra cielo e terra è quella che separa una mancanza così profonda. Se il mio angelo di nome Sabrina fosse stato ascoltato ora non mi starebbe guardando da lassù, ma mi starebbe abbracciando”.
La giovane, infatti, è fermamente convinta che la magistratura abbia preso alla leggera le denunce fatte da Sabrina, qualificando gli episodi come minaccia e ingiuria e mancando di ipotizzare un reato più grave che avrebbe potuto permettere l'adozione di misure cautelari.