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Tetto stipendi Rai, il Governo è contrario al limite di 240mila euro per gli artisti

“È sempre stato chiaro che la norma ha introdotto un limite ai compensi di amministratori, dipendenti e collaboratori della tv pubblica e non delle prestazioni artistiche”. Il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli ribadisce la posizione del Governo, Forza Italia attacca: “Risposta assurda”.
A cura di G.D.
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"È sempre stato chiaro che la norma ha introdotto un limite ai compensi di amministratori, dipendenti e collaboratori della tv pubblica e non delle prestazioni artistiche". Il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli ribadisce la posizione del Governo che boccia l'ipotesi di applicare il tetto dei 240mila euro di stipendio annuo agli artisti che lavorano per la Rai. Non viene così condivisa la posizione assunta da parlamentari e forze politiche che ritengono di modificare l'assetto normativo attuale. L'Avvocatura generale dello Stato richiama "il fatto che una norma di questo tipo, che includesse le prestazioni artistiche nei limiti ai compensi, creerebbe un'evidente asimmetria nel settore televisivo, atteso che Rai sarebbe l'unico operatore soggetto all'obbligo di cui si sta parlando".

Giacomelli ha così risposto alla Camera dei Deputati rispondendo ad una interpellanza presentata da Forza Italia, secondo cui "il tetto alle retribuzioni pubbliche deve intendersi applicabile anche ai titolari di contratti avente ad oggetto prestazioni artistiche in favore della Rai". Questa la risposta di Forza Italia data dal capogruppo Renato Brunetta:

Con l'assurda risposta del sottosegretario Giacomelli, data oggi in Aula a Montecitorio ad un'interpellanza del gruppo Forza Italia il governo autorizza Viale Mazzini a non rispettare la legislazione vigente in merito all'applicazione del tetto di 240mila euro annui prevista dall'articolo 9 della legge n. 189 del 2016 per tutti i dipendenti, i collaboratori e le star del servizio pubblico. L'esecutivo insulta il Parlamento, che ha legiferato in modo chiaro e preciso e si affida ad un ridicolo parere dell'Avvocatura dello Stato per difendere il proprio indecente operato. Il governo sta dalla parte dei paperoni della televisione di Stato.

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