Sulla serie tv Squadra Antimafia spunta l’ombra della mafia vera
La notizia vince il titolo dei paradossi: la serie tv sulla mafia e sul corpo speciale anti-cosca avrebbe avuto, nelle sue fila, comparse arruolate dal boss Lo Presti. Il nipote del capo clan, tale Gaetano, sarebbe responsabile di una ditta servizi che avrebbe firmato per la produzione di Squadra Antimafia al fine di fornire comparse, alimenti e mezzi di trasporto per tutti i partecipanti alla serie tv. Un'intercettazione di Calogero Lo Presti, zio di Gaetano, parla di questo contratto fruttifero, firmato dal nipote con l'ignara produzione della serie tv: il mafioso sottolinea il tornaconto reciproco della sua cosca e della fiction, in quanto loro sistemerebbero così tutti i loro amici, ricavandone soldi e appoggi e la serie tv avrebbe le sue comparse.
Dalla fornitura di alimenti per Squadra Antimafia, risulterebbero così favorite macellerie e salumerie, in qualche modo legate al clan Lo Presti. Lo stesso Gaetano (sempre per la serie "i più grandi paradossi") controllerebbe anche il "mandamento di Porta nuova", citato da Rosy Abate nella serie tv.La scelta da parte dell'azienda criminosa di legare i propri affari ad una fiction anti-mafia voleva, forse, beffare ulteriormente i malcapitati responsabili della serie tv, ma le parole carpite da un discorso di Calogero, farebbero pensare che l'affare Squadra Antimafia è solamente un modo come un altro per ricavare soldi, per 5 anni (dovrebbe essere la durata del contratto), come sottolinea il fratello del boss, arrestato nel 2008, Gaetano Lo Presti, omonimo del nipote, dirigente della ditta.
I Carabinieri hanno spezzato i sogni paperonici dell'azienda, rivelando i suoi collegamenti con il clan e facendo luce alla produzione televisiva, inconsapevole di essersi, in qualche modo, legata a quello che si prefigura il nemico da combattere, nella trama della sua serie. Dopo l'arresto di Rosy Abate nell'ultima puntata, la mafia finisce ancora una volta in scacco!