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Stop alle telecamere nascoste nei servizi giornalistici, Filippo Roma: “Sono senza parole”

Filippo Roma de “Le Iene” ha tuonato contro l’emendamento che prevede il carcere per chi pubblica intercettazioni o video realizzati con una telecamera nascosta. Per l’inviato è “una vera e propria mannaia, un fallo da dietro al nostro lavoro, un intralcio alla libertà giornalistica”.
A cura di Daniela Seclì
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Nelle scorse ore, si è parlato tanto dell'approvazione in commissione giustizia della Camera dei Deputati della legge che introduce il carcere per coloro che pubblicano intercettazioni "rubate". La pena prevista va dai 6 mesi ai 4 anni di reclusione. La norma potrebbe danneggiare programmi come "Striscia la notizia", "Piazza Pulita", "Report" che a volte ricorrono all'uso di telecamere nascoste o microfoni per indagare sulle vicende che intendono portare all'attenzione del loro pubblico. Tra le trasmissioni che potrebbero uscirne compromesse, impossibile non menzionare "Le Iene". Filippo Roma ha rilasciato un'intervista a Il Tempo, nella quale ha detto la sua su questa norma:

"Siamo di fronte a una vera e propria mannaia. Sono davvero senza parole. Mi pare un fallo da dietro al nostro lavoro allo scopo di scaraventarci a terra. Se noi riusciamo a documentare ciò che poi raccontiamo, è proprio grazie alle riprese nascoste. Non è che la gente ci spiffera le notizie davanti a una telecamere palese. Per noi, farlo di nascosto è assolutamente essenziale. È vero che a volte succede che documentiamo dei reati e il materiale finisce in mano ai magistrati, ma quasi sempre le nostre inchieste non vanno a finire agli atti dei processi. La telecamera nascosta è la nostra penna".

Non lo rassicura nemmeno il fatto che l'emendamento possa essere modificato per consentire ai giornalisti di condurre le loro inchieste:

"Alle Iene quasi nessuno è professionista. Io non sono neanche pubblicista, sono un freelance. Chi fa le riprese spesso è un cameraman, un operatore esperto in candid".

Dopo aver precisato che ritiene giusto che non vengano diffuse intercettazioni che riguardano "la vita delle persone", ha concluso:

"L'unico scopo di questa norma è di intralciare la libertà giornalistica di trasmissioni come Le Iene. Non potremo così più realizzare i servizi sui furbetti del Comune di Roma. La norma è un attacco alla libertà di stampa, perché mi impedisce di documentare una notizia che ho in mano. L'azienda così mi dirà che per mandare in onda il mio servizio me ne dovrò assumere tutta la responsabilità economica. E ovviamente nessuno sarà disposto a rischiare così tanto".

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