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“Stop al film su Mario Francese”, Il Giornale di Sicilia contro la fiction di Canale 5

Il quotidiano contro il film con Claudio Gioè che racconta la vicenda dell’uccisione del giornalista nel 1979, per mano di Cosa Nostra: “contiene frasi, immagini lesive del nostro onore e della nostra reputazione.” Dalle indagini sono emersi rapporti tra l’allora editore Ardizzone, padre dell’attuale editore e direttore, con alcuni boss mafiosi.
A cura di Andrea Parrella
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Polemica per la messa in onda su Canale 5 del film del ciclo "Liberi Sognatori" su Mario Francese, giornalista ucciso dalla mafia, prevista per stasera, domenica 21 gennaio. Il direttore del Giornale di Sicilia Antonio Ardizzone, testata per la quale il giornalista lavorava, ha pubblicato un editoriale in cui invita la rete Mediaset a bloccare la messa in onda del film per la tv. Secondo il direttore il film:

contiene frasi, immagini, commenti e affermazioni gravemente lesive dell’onore e della reputazione della nostra società e della testata giornalistica da essa edita

Alle parole di Ardizzone sono immediatamente seguite le opposizioni di più parti, a cominciare da Assostampa ("Siamo certi che i dirigenti di Canale 5 respingeranno la richiesta di censura preventiva e consentiranno così a milioni di italiani di conoscere la storia di un valoroso giornalista del Giornale di Sicilia che ha pagato con la vita il suo impegno contro la mafia e la corruzione"), i cronisti dell'Unci e l'associazione Articolo 21, che ha definito quello di Ardizzone un "tentativo inaccettabile, come inaccettabili sono i continui tentativi di censura messi in atto contro chi cerca di raccontare pagine storiche ma vere del nostro Paese". Ad esporsi contro l'ipotesi di censura preventiva anche altri personaggi della società civile coinvolti in dolorose vicende personali dall'enorme valore simbolico, come Umberto Ambrosoli:

Questa lettura (riferita alla lettera di Ardizzone, ndr) evidenzia lo scrupolo con cui il film è stato realizzato. Si può dire che chiedere di non mandarlo in onda ha prodotto plurimi effetti opposti al desiderato.

Anche Pietro Valsecchi, produttore della fiction, ha difeso il prodotto dagli attacchi: "Il film racconta la verità emersa dai processi, non mi aspettavo davvero un’aggressione di questo tipo. È un film sulla libertà di stampa per cui Francese si è battuto".

Perché si vuole bloccare la fiction su Mario Francese?

Ma per quali ragioni Ardizzone ha richiesto l'oscuramento del film per la tv con Claudio Gioè? La ricostruzione della vicenda di Mario Francese ha fatto emergere che l'omicidio del giornalista sarebbe avvenuto a causa dell'imminente pubblicazione di un dossier che Cosa Nostra ha fermato togliendogli la vita (verrà pubblicato solo otto mesi dopo la sua morte). Il film metterebbe in evidenza come dagli atti giudiziari siano emersi i rapporti tra l'allora editore del Giornale di Sicilia, Federico Ardizzone, padre dell'attuale direttore, con alcuni ambienti della mafia siciliana. Nel film c'è una scena in cui lo stesso Ardizzone mette in guardia Francese sulla pubblicazione di alcune notizie, con intento inibitorio e velatamente censorio.

La storia di Mario Francese

Lo sceneggiatore della serie, Claudio Fava, figlio di Pippo Fava, anche lui vittima di mafia, conferma che l'impostazione del film su Francese si sia basata interamente sugli atti giudiziari: "Fu pesante la solitudine di Francese. E oggi, per la prima volta, arriva in televisione il racconto della zona d’ombra che ha segnato questa storia". Dagli stessi atti giudiziari è emersa anche una fuga di notizie che avveniva, attraverso alcuni dipendenti del giornale, in favore di Cosa Nostra. Mario Francese venne assassinato  il 26 gennaio del 1979 a colpi di pistola, sotto casa sua.

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